Racconti
Incompiuti
di Númenor e
della Terra-di-mezzo
di J.R.R. Tolkien
A cura di Christopher Tolkien
Introduzione, note, appendici, indice, mappe di
Christopher Tolkien
Traduzione di Francesco Saba Sardi
Bompiani, Milano, 2001, pp. 448
Illustrazione di copertina di Maxfield Parrish,
Autumn Brook, 1948
Brossura con sovraccoperta
Brossura con sovraccoperta
Note di
copertina
Alla definizione del vastissimo corpus narrativo di
J.R.R. Tolkien mancavano questi Racconti incompiuti, che il figlio dello
scrittore, Christopher, ha amorosamente raccolto e conservato per anni, e che
qui pubblica con l'apparato di note, appendici, indici, necessario alla loro
piena comprensione e al loro inquadramento anche "storico"
nell'universo tolkieniano. Va però subito detto che molto spesso questi
racconti "incompleti" appaiono in effetti in sé conclusi e perfetti,
e anzi da annoverare tra le espressioni più alte dell'arte di J.R.R. Tolkien, e
ne fanno fede - ma è soltanto un esempio - "Narn i Hîn Húrin" e
"Aldarion e Erendis". Impegnato a lungo nella progettazione e stesura
della sua grande favola, Il Signore degli Anelli, lo scrittore continuò per
decenni a sviluppare temi e filoni, per poi riporre questi suoi testi nel
cassetto perché gli sembravano non immediatamente integrabili nel disegno
generale: rami collaterali, spesso però di fondamentale importanza sia formale
che contenutistica, appartenenti ai due "momenti" principali della
produzione tolkieniana, il mitologico esemplificato dal Silmarillion, e il
favolistico (Il Signore degli Anelli, Tom Bombadil, Lo Hobbit, Albero e Foglia,
eccetera).
Sono racconti che in ordine di tempo (il tempo
"altro" di quel colossale arazzo, policromo quanto coerente e
unitario, che è l'opera di Tolkien) vanno dai Primi Giorni della Terra di Mezzo
alla fine della Guerra dell'Anello; e vi si legge, tra l'altro, come Gandalf
riuscì a spedire i Nani a Hobbiville, quel che accadde allorché il dio del
mare, Ulmo, si rivelò a Tuor sorgendo dalle acque sulla costa del Beleriand,
qual era l'organizzazione militare dei Cavalieri di Rohan, com'era fatta
l'Isola di Númenor, come si svolse la Battaglia dei Campi Iridati, e ancora
tutto quello che le "antiche cronache" narrano dei Cinque Stregoni,
delle Palantíri, della leggenda di Amroth... Per gli innumerevoli fedeli di
J.R.R. Tolkien, è questo il necessario completamento, e insieme la chiave ai
molti enigmi lasciati insoluti, del Signore degli Anelli e del Silmarillion,
con i quali forma in realtà una trilogia: un libro destinato a coloro che non
s'accontentano delle vicende, dei "fatti", ma vogliono esplorare fino
in fondo la Terra-di-mezzo con i suoi linguaggi, le sue leggende, i suoi
sviluppi politici, le sue genealogie, come pure a chi apprezza soprattutto il
succedersi, qui continuo, incalzante, di episodi, personaggi, eventi tragici,
grotteschi, patetici. Dove i racconti sono rimasti allo stato frammentario, le
lacune sono state colmate dal figlio dello scrittore con spiegazioni, rimandi
alle opere già note; la partecipe traduzione di Francesco Saba Sardi ha
contribuito a sciogliere i nodi d'un testo spesso arduo.
Questo, che è l'estremo e postumo messaggio del
grande scrittore inglese, è dunque il fastigio che corona splendidamente
l'edificio narrativo e filologico del "creatore d'un intero mondo"
(Auden). Nani, elfi, il Signore Oscuro e il drago Glaurung, uomini buoni e cattivi,
orchi, eroi e vigliacchi, guerrieri e maghi, briganti e navigatori, re e
regine, per l'ultima volta sfilano sotto lo sguardo incantato del
lettore-spettatore, concludendo l'enorme ciclo del suo indimenticabile epos.