Goblin Feet
di J.R.R. Tolkien
in Oxford
Poetry 1915
Curato da G.D.H. Cole e T.W. Earp.
1st ed.
1915, 3° rist. 1916
B.H.
Blackwell, Oxford
Brossura
Note
Contiene la poesia Goblin Feet a pagina 64 e 65. Si tratta
della prima “opera” di Tolkien pubblicata.
Sono state pubblicate tre impressioni:
1° Impr. Dicembre
1915 in 850 copie
2° Impr. Gennaio
1916
3° Impr. Agosto 1916
La 2° e 3° ristampa sono indicate sulla copertina.
Questa
poesia compare anche nella raccolta dell'Oxford Poetry 1914-1916, in Fifty New Poems
for Children del 1922 e 1924 e in The Open Door to poetry del 1931.
Notizie aggiuntive su questo volume appaiono ne Lo Hobbit
Annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani 2004, 2° edizione.
“Gli animaletti indicati al terzo rigo sono pipistrelli. I
leprechauns (piccoli maghi), gli gnomi e gli orchi in questa poesia sembrano essere
familiari un tipo di fatine. Nel primo volume della History, The book of Lost
Tales Part one, Christopher Tolkien sottolinea (p.32) che nel 1971 suo padre
disse di "Goblin Feet", "spero che tutte le piccole cose brutte
che sono emerse (subito dopo) il mio ritorno, possano essere dimenticate per
sempre”. La frase “subito dopo” va considerata con attenzione, nella tarda metà
degli anni ‘30 Tolkien incluse la poesia in una sua raccolta (mai pubblicata),
ed elementi concernenti il canto e la danza degli Elfi appare ne Lo Hobbit.
Sembra che il disgusto di Tolkien per questa poesia e il tipo di esseri che
essa descrive, possa essere datato probabilmente nella tarda metà degli anni
'30, all'incirca quando è avvenuta la prima pubblicazione de Lo Hobbit ed è stato
avviato il lavoro del Signore degli Anelli.”
E ancora Anderson, riferendosi alla poesia che appare nel
Capitolo 19 “L’Ultima tappa” che inizia con “Sempre, sempre le strade vanno
avanti..” e ai diversi stati d’animo che assalgono Bilbo scrive che “nel primo
capitolo del Signore degli Anelli leggiamo altri versi simili. Questi però
esprimono l’ansia del ritorno a casa, quelli invece più l’inquietudine e la
smania di iniziare un viaggio. Sono recitati da Bilbo, quando lascia per
l’ultima volta Casa Baggins:
La Via prosegue senza fine
Lungi dall’uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedialati
Sin all’incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.
Nel terzo capitolo del Signore degli Anelli Frodo ripete
questi versi cambiando i “piedi alati” del quinto verso in “piedi stanchi”
[n.d.t.: nelle edizioni italiane precedenti al 2003 il cambiamento non
compare].
In uno degli ultimi capitoli de Il Signore degli Anelli
(“Molte separazioni”),” Anderson scrive che “Bilbo recita una versione molto
diversa, dimostrando ora un forte desiderio di lasciare ad altri il compito di
camminare:
La Via prosegue senza fine
Lungi dall’uscio dal quale parte.Ora la Via è fuggita avanti,Presto, la segua colui che parte!Cominci pure un nuovo viaggio,Ma io che sono assonnato e stancoMi recherò all’osteria del villaggioE dormirò un sonno lungo e franco.
L’ispirazione per questi versi può essere venuta a Tolkien
dalla poesia intitolata “Romance” di E.F.A. Geach, che in Fifty New Poems for
Children: An Anthology Selected from Books Recently Published by Basil
Blackwell (1922) appare immediatamente dopo la ristampa della poesia di Tolkien
“Goblin Feet”:
ROMANCE
dI E.F.A. GEACH
Dietro il Prossimo Angolo e nella prossima strada
L’Avventura ti attende.
Oh, chi può dire cosa potresti incontrare
Dietro il prossimo angolo e nella prossima strada!
Può la forse vita essere altro che dolce
Quando tutto è pericoloso e nuovo
Dietro il prossimo angolo e nella prossima strada?
L’avventura ti attende.
Questa poesia era già apparsa in Oxford Poetry 1918, curato da Geach, T.W: Earp e Dorothy L. Sayers, in cui Tolkien avrebbe anche potuto leggerla.
Questa poesia era già apparsa in Oxford Poetry 1918, curato da Geach, T.W: Earp e Dorothy L. Sayers, in cui Tolkien avrebbe anche potuto leggerla.
GOBLIN FEET
I AM off
down the road
Where the
fairy lanterns glowed
And the
little pretty flitter-mice are flying :
A slender
band of grey
It runs
creepily away
And the
hedges and the grasses are a-sighing.
The air is
full of wings,
And of
blundering beetle-things
That warn
you with their whirring and their humming.
O ! I hear
the tiny horns
Of
enchanted leprechauns
And the
padding feet of many gnomes a-coming
O ! the
lights : O ! the gleams : O ! the little tinkly
sounds :
O ! the
rustle of their noiseless little robes :
O ! the
echo of their feet — of their little happy feet :
O ! their
swinging lamps in little starlit globes.
I must
follow in their train
Down the
crooked fairy lane
Where the
coney-rabbits long ago have gone.
And where
silverly they sing
In a moving
moonlit ring
All a-
twinkle with the jewels they have on.
They are
fading round the turn
Where the
glow-worms palely burn
And the
echo of their padding feet is dying !
O ! it's
knocking at my heart —
Let me go !
O ! let me start !
For the
little magic hours are all a-flying.
O ! the
warmth ! O ! the hum ! O ! the colours in the
dark!
O ! the
gauzy wings of golden honey-flies !
O ! the
music of their feet — of their dancing goblin feet I
O ! the
magic ! O ! the sorrow when it dies.
J. R. R. TOLKEIN