Goblin Feet
di J.R.R.
Tolkien
in Oxford
Poetry 1914-1916
1st ed. 1917, pp.
191
B.H.
Blackwell, Oxford
Rilegato
Note
Contiene la poesia Goblin Feet a pagina 120-121.
Si tratta della prima “opera” di Tolkien pubblicata.
Questa poesia è stata pubblicata per la prima
volta nell’edizione di Oxford Poetry del dicembre 1915, stampato in 850 copie.
Successivamente nelle due impressione del gennaio e nell’agosto 1916.
Questa poesia
compare anche in Fifty New Poems for
Children del 1922 e 1924 e in The
Open Door to poetry del 1931.
Al contrario dei precedent volumi, il nome è scritto
correttamente anziché “Tolkein”
Notizie aggiuntive su questo volume appaiono
nello Hobbit
Annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani 2004, 2° edizione.
“Gli animaletti indicati al terzo rigo sono
pipistrelli. I leprechauns (piccoli
maghi), gli gnomi e gli orchi in questa poesia sembrano essere familiari un
tipo di fatine. Nel primo volume della History, The book of Lost Tales Part
one, Christopher Tolkien sottolinea (p.32) che nel 1971 suo padre disse di
"Goblin Feet", "spero che tutte le piccole cose brutte che sono
emerse (subito dopo) il mio ritorno, possano essere dimenticate per sempre”. La
frase “subito dopo” va considerata con attenzione, nella tarda metà degli anni
‘30 Tolkien incluse la poesia in una sua raccolta (mai pubblicata), ed elementi
concernenti il canto e la danza degli Elfi appare ne Lo Hobbit. Sembra che il
disgusto di Tolkien per questa poesia e il tipo di esseri che essa descrive,
possa essere datato probabilmente nella tarda metà degli anni '30, all'incirca
quando è avvenuta la prima pubblicazione de Lo Hobbit ed è stato avviato il
lavoro del Signore degli Anelli.”
E ancora Anderson, riferendosi alla poesia
che appare nel Capitolo 19 “L’Ultima tappa” che inizia con “Sempre, sempre le
strade vanno avanti..” e ai diversi stati d’animo che assalgono Bilbo scrive
che “nel primo capitolo del Signore degli Anelli leggiamo altri versi simili.
Questi però esprimono l’ansia del ritorno a casa, quelli invece più l’inquietudine
e la smania di iniziare un viaggio. Sono recitati da Bilbo, quando lascia per
l’ultima volta Casa Baggins:
La Via prosegue senza fine
Lungi dall’uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedialati
Sin all’incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.
Nel terzo capitolo del Signore degli Anelli
Frodo ripete questi versi cambiando i “piedi alati” del quinto verso in “piedi
stanchi” [n.d.t.: nelle edizioni italiane precedenti al 2003 il cambiamento non
compare].
In uno degli ultimi capitoli de Il Signore degli
Anelli (“Molte separazioni”),” Anderson scrive che “Bilbo recita una versione
molto diversa, dimostrando ora un forte desiderio di lasciare ad altri il
compito di camminare:
La Via prosegue senza fine
Lungi dall’uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Presto, la segua colui che parte!
Cominci pure un nuovo viaggio,
Ma io che sono assonnato e stanco
Mi recherò all’osteria del villaggio
E dormirò un sonno lungo e franco.
L’ispirazione per questi versi può essere
venuta a Tolkien dalla poesia intitolata “Romance” di E.F.A. Geach, che in
Fifty New Poems for Children: An Anthology Selected from Books Recently
Published by Basil Blackwell (1922) appare immediatamente dopo la ristampa
della poesia di Tolkien “Goblin Feet”:
ROMANCE
dI E.F.A. GEACH
Dietro il Prossimo Angolo e nella prossima
strada
L’Avventura ti attende.
Oh, chi può dire cosa potresti incontrare
Dietro il prossimo angolo e nella prossima
strada!
Può la forse vita essere altro che dolce
Quando tutto è pericoloso e nuovo
Dietro il prossimo angolo e nella prossima
strada?
L’avventura ti attende.
GOBLIN FEET
di J.R.R. Tolkien
I AM off down
the road
Where the
fairy lanterns glowed
And the little
pretty flittermice are flying :
A slender band
of grey
It runs
creepily away
And the hedges
and the grasses are a-sighing.
The air is
full of wings,
And of
blundering beetle-things
That warn you
with their whirring and their humming.
O ! I hear the
tiny horns
Of enchanted
leprechauns
And the
padding feet of many gnomes a-coming
O ! the lights
: O ! the gleams : O ! the little tinkly sounds :
O ! the rustle
of their noiseless little robes :
O ! the echo
of their feet — of their little happy feet :
O ! their
swinging lamps in little starlit globes.
I must follow
in their train
Down the
crooked fairy lane
Where the
coney-rabbits long ago have gone.
And where
silverly they sing
In a moving
moonlit ring
All a-twinkle
with the jewels they have on.
They are
fading round the turn
Where the
glow-worms palely burn
And the echo
of their padding feet is dying !
O ! it's
knocking at my heart—
Let me go ! O
! let me start !
For the little
magic hours are all a-flying.
O ! the warmth
! O ! the hum ! O ! the colours in the dark!
O ! the gauzy
wings of golden honey-flies !
O ! the music
of their feet — of their dancing goblin feet !
O ! the magic
! O ! the sorrow when it dies.
J. R. R. TOLKIEN
(Exeter)