Volete vedere le prime versioni delle copertine del Signore degli Anelli del 1970 e 1977? I disegni originali utilizzati per i tre volumi della 'trilogia' del 1974 e de La Realtà in Trasparenza del 1990? E ancora la prima versione delle Avventure di Tom Bombadil del 1978? Ecco a voi editi e inediti del più grande illustratore italiano della Terra di Mezzo, Piero Crida, svelati per la prima volta in esclusiva per Tolkieniano Collecton.
di Oronzo Cilli
Piero Crida - ph. Daniele Marzocca |
Quando di uno
scrittore non se ne conosce ancora l’opera, ciò che spinge un lettore a tenere
tra le mani un suo libro, prima di acquistarlo, è il più delle volte, la sua
copertina che può essere curiosa, misteriosa, affascinate, evocativa, incomprensibile
ma anche orrenda e terribile. L’illustrazione o l’immagine, comunemente realizzato da una persona diversa dall’autore del libro, è la prima cosa che è colpisce e attrae o respinge il potenziale lettore.
Di Tolkien ne avevo già sentito parlare credo nel 1994, ma è solo nel 1996
che ho letto per la prima volta Lo Hobbit
e di seguito poi la sua più importante opera. La mia prima copia che ho avuto
tra le mani del Signore degli Anelli,
aveva una copertina gialla, credo un’edizione del 1989, e la prima cosa che mi stupì
non furono le oltre milletrecento pagine, ma il disegno sulla copertina.
Una strana finestra
creata con dei rami legati tra loro su un paesaggio che sentivo familiare. Guardando
le illustrazioni ne Lo Hobbit dell’Adelphi,
quelle realizzate da Tolkien, non avevo provato lo stesso senso di stupore nell’osservare
quella del Signore degli Anelli. Osservandola
- e credetemi l’ho fatto per diverso tempo prima d’iniziare a leggere il libro
e poi spesso durante la lettura – mi sembrava di sentire il canto e i versi degli
uccelli, il dolce vento che soffiava a raso sull’erba nella Contea e quel caldo
sole di primavera così piacevole, mentre ci si perdeva nel guardare l’immagine
e immaginare cosa ci potesse essere oltre le colline.
Una copertina
che sapeva ben dispormi e che da allora non ha mai abbandonato così come il nome
che compare sul retro: Piero Crida. Per anni, vi garantisco, ho pensato a quest’artista
e cosa gli fosse passato per la testa quando, davanti a un foglio bianco, ha
cominciato a dare forma ai suoi pensieri e trasformare le meravigliose parole
di Tolkien in altrettante immagini. Ho immaginato le sue fonti d’ispirazione, i
suoi dubbi, le prove, e infine quel preciso istante nel quale ha pensato “ecco,
questa è l’idea giusta” e, posando la matita su quel foglio e riuscito a sintetizzare
in pochi centimetri milioni di parole. Per il sottoscritto, così come per altre
migliaia di lettori italiani delle opere di Tolkien, le copertine che Piero
Crida ha disegnato per Rusconi, dal 1970 alla fine degli anni Ottanta, rappresentano
le finestre superate le quali si schiude quel fantastico mondo creato dal
professore di Oxford.
Crida è
sempre stato questo. A quanti di voi capita d’immaginare la bellezza del
calpestare le tavole del ponte della nave disegnata per i Racconti Ritrovati o cercare di scoprire cosa mai ci fosse a piedi
della montagna disegnata sulla copertina dei Racconti Perduti o ancora, a quanto sarebbe stato bello sentire il
melodioso canto dell’uccellino sulla copertina delle Avventure di Tom Bombadil. Non semplici copertine, magari anonime
ma opere organiche che evocano con colori e tratti la magia delle storie narrate.
Sono certo
che l’arte di Crida sarebbe piaciuta anche a Tolkien il quale, di certo, aveva
visto la copertina della prima edizione del Signore
degli Anelli, avendone ricevuta copia dalla Rusconi. Non conosciamo il
giudizio espresso dal professore di Oxford, non avendo a oggi nessun suo commento
o giudizio, ma di certo avrebbe apprezzato una particolarità che l’artista
torinese condivide con un’artista a lui molto cara, Pauline Baynes. La Baynes,
in collaborazione con Tolkien, ridisegnò la mappa della Terra di Mezzo che la
Allen and Unwin pubblicò per la prima volta come poster nel 1970 e dove in alto è raffigurata la Compagnia dell’Anello con i nove disegnati di spalle. Una scelta
compiuta per non mostrare i volti di Frodo e compagni e lasciare che fosse la
libera immaginazione di ogni lettore a svelare i tratti somatici di ogni
personaggio. Crida, allo stesso modo, non rappresenta mai personaggi narrati da
Tolkien. E, quando anche ci prova, come leggerete di seguito, alla fine sceglie
di non condizionare il lettore.
Un artista che valica i confini nazionali trovando apprezzamento anche nei lettori stranieri e a studiosi importanti come Christina Scull che, in una conversazione, mi ha detto di amare le sue sovraccoperte.
Per moltissimi
anni però, l’uomo Piero Crida è stato anche una figura misteriosa, azzarderei
quasi “mitica”. In pochi, infatti, lo riconoscerebbero incontrandolo per
strada. E così è stato per me per quasi vent’anni fino a quando, ho avuto la
fortuna di conoscerlo in occasione della preparazione del mio libro sulla
storia editoriale di Tolkien in Italia. Tutto è partito con una mia mail, sfociato
poi in un lunghissimo scambio epistolare nel quale abbiamo discusso di Tolkien
ma anche di sufismo, filosofia, letteratura. Lo scorso settembre a
Barletta (Puglia), ho avuto il grande piacere e onore di ospitarlo in occasione
della XXI edizione della Hobbiton. Piero è stato nostro
ospite speciale e non solo perché la sua arte si è fatta finalmente ‘carne’, non solo perché migliaia di
lettori lo considerano, a ragione, uno di famiglia, ma perché ho scoperto una
persona eccezionale. Crida è una di quelle rare persone alle quali bisogna
prestare attenzione non per educazione, ma perché ciò che dice stimola la
riflessione e spesso anche l’approfondimento di questo o quel tema. È un uomo
che ha incantato me, chi con me ha condiviso quei giorni e chi ha avuto il
grande piacere di ascoltarlo durante la sua Lectio
Magistralis. Un mio amico, magistrato e di raffinata cultura, dopo la
conferenza di Crida ha voluto salutarlo e ringraziarlo con un “mi ha davvero
incantanto”.
In quel
pomeriggio barlettano, per la prima volta Crida si è svelato ai suoi appassionati
che fino allora conosceva il suo solo nome e la sua arte. In tantissimi, in
religioso silenzio, hanno ascoltato questo erudito visionario capace di
raccontarsi e al contempo accompagnare ognuno dei presenti in un viaggio di
ricordi, sensazioni ed emozioni tali da far sentire tutti protagonisti di una
grande storia. Crida, che vero protagonista lo è stato, ha la grande capacità
di essere al tempo stesso narratore e attore, e non vuoi che finisca di
ricordare e narrare. Lui ha qualcosa di magico e per capirlo ti basta guardarlo
negli occhi. È capace di far sentirti a proprio agio con la sua ferma voce che
rassicura e al tempo stesso ti porta immaginare tempi che avresti voluto vivere
e persone che avresti voluto conoscere. Una vera scoperta. Dopo il Crida
artista ecco svelato il Piero uomo. E nell’insieme ti accorgi della
straordinarietà di questa persona.
Durante la sua permanenza a Barletta, ho anche avuto modo di ‘spremerlo’
affinché le mie mille domande trovassero risposta e chiarimento. Non è bastato,
perché lui mi ha regalato molto di più di quello che speravo di sapere. E durante
una dei nostri pranzi pugliesi, credo il primo appena arrivato a Barletta,
abbiamo discusso dei suoi viaggi e della sua arte e, come se nulla fosse, mi ha
parlato di una cartella con dentro un tesoro del quale da tempo non aveva
risposte. La discussione terminò con un “chissà”. A metà ottobre mi comunicò
che forse aveva ritrovato quella cartella piena di tesori su cui ogni drago
veglierebbe e alcuni giorni fa, poi, mi ha mandato delle foto che ritraggono
quei lavori tolkieniani. E così dalla profondità dei ricordi sono ritornate, dopo la copertina scartata da Rusconi per i Racconti Incompiuti, la
prima versione della copertina del Signore
degli Anelli del 1970, poi scartata da Cattabiani, la prima versione del Signore degli Anelli del 1977 con un
meraviglioso Gandalf; un Tom Bombadil e gli originali utilizzati per le
copertine del Signore degli Anelli in
tre volumi del 1974. E poi ammirando quei disegni, quei colori, quei tratti capisci
di non esserti sbagliato a considerarlo un’artista che con molta probabilità in
quella che noi conosciamo come Terra di Mezzo c’è stato davvero e sa come
mostrarcela affinché anche noi la si possa godere.
Da quei
disegni è nata questa intervista che dedico a voi lettori e appassionati.
Ciao Piero, quando hai
cominciato a far della tua passione un lavoro?
La mia passione
non è mai stata “un lavoro”. E’ sempre stata “Il Lavoro”.
Fine anni Sessanta e
Tolkien arriva in Italia con Astrolabio. Che ricordi hai?
Erano anni di
così tante e ricche fonti cui abbeverarsi, di così tante entusiasmanti miniere
di gemme da esplorare… Tolkien rientrava in questa molteplicità di nutrimento
per la testa, il cuore, lo spirito. Riattivava, in certi lettori, una parte di
loro, fondamentale per la loro stessa sopravvivenza interiore. Una parte di
loro sopita, denutrita, affamata. Affamata da sempre, fin dai primordi della
razza umana, di ripercorrere, sotto nuovi nomi e sotto altri cieli, l’eterna
storia del Bene e del Male.
Quando lessi Lord of the Rings, ritrovai e riconobbi
immediatamente questa struttura di archetipo universale. E ne fui catturato.
Eppure, quando finii i tre volumi, mi accorsi con sorpresa che di Frodo, degli
Hobbits, di Elfi e battaglie, di orchi e draghi, per affascinante che tutto
questo fantasmagorico mondo tolkieniano fosse, ben poco m’ interessava e mi
toccava nel profondo. Nel Lord of the
Rings io avevo colto e percorso una ben altra storia. Una storia parallela,
che si sviluppa attraverso tutto il libro e si conclude, precisa, nelle ultime
pagine. La storia di Gandalf. Il cammino dal grigio al bianco, le prove, i
fallimenti, le vittorie. Per me leggere Lord
of the Rings fu principalmente leggere la storia di Gandalf, e solo
marginalmente e tangenzialmente, quella degli altri personaggi, in fondo così
umani nelle loro pulsioni e quindi così prevedibili nelle loro azioni.
Forse per
tutto ciò, non ho mai più voluto rileggere il libro.
Ma la prima
volta che lo lessi, lo ricordo ancora oggi con gratitudine, fu per me il
nutrimento necessario, benefico, istruttivo, giunto nella mia vita nel giusto
momento.
Quando hai cominciato a
lavorare per Rusconi?
Inizi anni
‘70
Dopo lo scarso successo,
il Signore degli Anelli passa nelle mani di Rusconi. Tu sei stato un
protagonista di quella scelta, ci accompagni in quegli anni? Che cosa accadde?
Credo di
averne già parlato, ampiamente. E’ così ben poco interessante il passato, se
confrontato alla mutevolezza del presente.
La sovraccoperta della
prima edizione del 1970 che noi tutti conosciamo e amiamo, quella bianco e
nero, in realtà vide una prima bozza scartata da Cattiabani…
Fino ad una
settimana fa’ non avrei saputo né potuto risponderti. Ora, in una cartella
svanita da quarant’anni, e che, riapparsa misteriosamente, mi è stata, la
settimana scorsa, riconsegnata, ho ritrovato la maquette originale della prima
versione, quella scartata perché ritenuta, a torto o a ragione, da Cattabiani, “Troppo
fiabesca….”
Aver rivisto,
dopo più di quarant’anni, questa immagine, ha colmato un vuoto (uno fra i
mille) della mia memoria. Mi sono ricordato di quanto io allora, per preparare
questa mia prima copertina, avessi studiato attentamente i disegni originali di
Tolkien, la morfologia del suo mondo vegetale, la geografia del suo paesaggio.
Una volta metabolizzato interiormente questo suo mondo (le forme delle foglie,
dei tronchi, il profilo delle degradanti colline, la sinuosità del fiume, le
scoscese pareti del cono del vulcano...) io lo tradussi nel mio linguaggio
illustrativo di allora. Così come il testo in inglese viene tradotto in lingua
italiana, così io ho tradotto i disegni di Tolkien nel mio stile illustrativo.
Nello stesso spirito di traduzione, sotto l’illustrazione della prima di
copertina,ho scritto, usando l’alfabeto runico Tolkieniano, un verso in lingua
italiana: “Un solo anello per dominarli.” Questo criptico messaggio, sia visivo
che subliminale, ritenevo fosse necessario per allertare, inconsciamente, il
sensibile, futuro, potenziale lettore. Come vedi, caro Oronzo, fare una buona
copertina non vuol dire buttare lì, a caso, un’immagine qualunque. Se si
apprezza un testo, bisogna studiarlo, analizzarlo a fondo, e poi, con passione,
tanto divertimento, e tanto dovuto rispetto, decorarlo con la copertina
migliore possibile.
Il rivedere, oggi, queste immagini, ha anche
però fatto sorgere delle domande. Domande e risposte difficili. Ma queste
risposte possono mostrarmi il senso e la ragione all’aver ritrovate, oggi,queste
perdute illustrazioni. Del ritornarne in possesso, ben poco m’importa.
M’interessa invece il loro eventuale, nascosto messaggio.
Il Signore degli Anelli, Rusconi 1970 Prima versione poi scartata |
Una prima e
ovvia considerazione: questa tavola è sicuramente rimasta esposta alla luce del
sole per anni. Questo spiega lo sbiadirsi dei colori nelle due riproduzioni
fotografiche, dove gli intensi colori del disegno originale ora appaiono come
stinte tinte pastello. Ma questo sbiadirsi, stranamente, non è uniforme. La
parte inferiore della tavola del retro di copertina, ha ancora la tonalità
originaria. Ma il denso, scuro colore delle pareti del vulcano scompare,
svanisce, appena si raggiunge la cima, e il cielo, che ricordo benissimo
nell’originale esser stato buio, notturno, cupo, minaccioso, qui è invece
sbiadito e trasformato in un bianco puro. Come vedi, non è ai semplici disegni
che io tengo, ma al loro essere diventati, nel tempo, un simbolico messaggio.
Il Signore degli Anelli, Rusconi 1970 Seconda versione poi scartata |
Ma torniamo
alle vicissitudini editoriali. Scartata da Cattabiani questa prima, complessa,
copertina, avevo pochi giorni per rifarne una diversa. E non potevo permettere
che avvenisse un secondo rifiuto. (Sicuramente, il primo, mi aveva già irritato
abbastanza!) Quindi decisi, che per aggirare ogni infondata accusa di
“fiabesco” avrei dovuto stilizzare e rendere l’immagine più astratta, meno
dettagliata possibile.
Feci un primo
tentativo:
Ma,
nonostante la stilizzazione quasi astratta delle forme, questa rischiava di
essere un’ immagine ancora troppo figurativa, quindi la scartai e finalmente
dipinsi le due, che poi sono apparse
stampate nel volume bianco/nero. Queste due illustrazioni e le altre due
precedenti, quelle “fiabesche”, scomparvero, e ne persi, senza preoccuparmi troppo,
le tracce.
Che tipo era Alfredo
Cattabiani?
Un editore e
un amico. Che ora non è più. Raramente esprimo un mio personale punto di vista,
sia riguardo alle persone con cui ho lavorato, sia riguardo agli amici che ho
frequentato. Ciò non vuol dire che io non abbia, di loro, una visione precisa,
e, fin dove possibile, lucida ed equanime. Ma sono considerazioni queste che,
narrate oggi ad altri, non sarebbero più di utilità ad alcuno.
Poi arrivarono gli altri
libri di Tolkien, che ricordi hai?
Li leggevo.
Poi dovevo visualizzare una precisa immagine che trasmettesse e condensasse lo
spirito del libro. Questa immagine, poi, doveva essere tradotta, con linee e
colori, su carta. E, infine, fatta accettare, possibilmente senza obiezioni
prive di fondamento, alla redazione tutta. Un iter da bravo, costante, testardo
e convinto artigiano…
Nascondo piccoli segreti
le tue illustrazioni?
Tutte le mie
illustrazioni contengono, volutamente o meno, dei codici segreti. Segreti
evidenti, alla luce del sole, ma che per essere percepiti e compresi come tali,
richiedono allo spettatore un salto (l’ineffabile balzo quantistico!) nella
qualità della sua percezione. Non vedere solo la forma finale, ma anche il
pensiero e le ragioni che l’hanno originata. Ti faccio un esempio. Le tre
immagini di copertina, consecutive una all’altra, dell’edizione tascabile.
Nella prima,
sullo sfondo di cielo azzurro con bianche nubi (già un presagio?), si apre un
semi cerchio verde, un mezzo anello che contiene la fertile Terra degli
Hobbits.
La Compagnia dell'Anello, Rusconi 1974 Disegno originale della copertina |
Nella seconda
il cerchio inizia a richiudersi, l’anello a stringersi. Scomparsa la contrada
degli Hobbits, ora sono aridi monti e cime taglienti. Le nubi del cielo
ricevono i rossi bagliori di un fuoco che arde oltre l’ingresso, oltre il varco
nella muraglia, verso l’infernale mondo del Male. L’ingresso è il centro visivo
della scena, verso cui siamo, inevitabilmente, condotti.
Le Due Torri, Rusconi 1974 Disegno originale della copertina |
Nella terza
il cerchio è concluso, l’anello è chiuso. Siamo all’interno del vulcano, nel
cuore stesso del buio, ma guardiamo fuori, verso l’alto, verso la notte
stellata. All’esterno del cerchio chiuso, ritorna il cielo sereno e ai quattro
angoli dell’immagine riappaiono le terre degli Hobbits, ora riconquistate, e a
cui si ritorna. E da cui dovremo uscire, ancora ed ancora, attraverso i cicli
delle miriadi di anelli che si riformeranno e che dovremo, di volta in volta,
attraversare.
Qualche
“piccolo” segreto nascosto…
Il Ritorno del Re, Rusconi 1974 Disegno originale della copertina |
Cosa hai ritrovato negli
ultimi giorni? Cosa nasconde quella cartella?
La cartella
ritrovata contiene, oltre a quello che ti ho già mostrato prima, altri fogli.
Molti sono prove per le tre copertine di cui parlavo prima. Prove che ritenni
avessero difetti, imperfezioni simboliche, imprecisioni di significato, e che
quindi andavano eliminate. Scartate.
Prove di
ritratti di personaggi. Troppo precisi, troppo caratterizzati. Compresi subito
che avrebbero rischiato di fissare l’immaginazione del lettore, imbrigliandola
in una sola visione, cioè la mia.
Questo sarebbe stato un grave errore. Mai, mai plagiare, anche e specialmente a
fin di bene, l’immaginazione altrui! Per cui abbandonai, saggiamente, l’idea.
Il Signore degli Anelli, Rusconi 1977 Prima versione poi scartata |
Le avventure di Tom Bombadil, Rusconi 1978 Prima versione poi scartata |
Un ultimo
foglio ancora, per concludere significativamente e metaforicamente, questa mia
chiacchierata: l’originale della Realtà in trasparenza. Dove una scrittura a
pennello (il raccontare) si fonde e sovrappone, fino a mostrare, in trasparenza
appunto, un cielo e sotto il cielo il distendersi del tipico paesaggio
tolkieniano.
La Realtà in Trasparenza. Lettere 1914-1973, Rusconi 1990 Disegno originale della copertina |
Dopo aver illustrato
tutti i libri italiani di Tolkien, escluso lo Hobbit pubblicato da Adelphi, la
tua idea iniziale su Tolkien cambiò, si rafforzò, si spense… cosa?
Rimase la
stessa.
Alla fine degli anni
Ottanta la tua collaborazione con Rusconi finì, perché?
Ogni
esperienza deve finire per far spazio ad altre nuove. “Bisogna sapere vuotare
la coppa per poterla riempire”, come afferma un antico proverbio cinese.
Cosa accadde poi? Dove
ritroviamo Crida
Lo ritroviamo
sparso qua e là per il vasto mondo. disperso in svariati, molteplici progetti,
attraverso, a volte banali, a volte raccapriccianti, ma, il più delle volte,
entusiasmanti, avventure.
Hai trovato il tuo punto
di arrivo? Un luogo fisico e dell’anima che riesce a farti sentire “a casa”?
E’ un punto
d’arrivo sempre in movimento. Io mi sposto con lui, e in lui e con lui
muovendomi, io sono sempre “a casa”.
Il tuo ultimo libro, Il
diciottesimo cammello. 17 proverbi sufi (Thipheret, 2014), è un affascinante
percorso dove ogni pagina in realtà è una lettura del proprio essere e una
profonda meditazione personale di chi lo legge. Come nasce quel testo?
Nasce come
ripiego. Inizialmente, per l’Editore, avrei dovuto tradurre dall’inglese certi
testi di saggistica che mi stavano particolarmente a cuore, testi di un autore che
ho avuto modo di ammirare e rispettare incondizionatamente. Ma, a causa di
diritti d’autore troppo dispendiosi, non fu possibile far crescere questo
progetto. Il curatore della collana editoriale mi chiese qualcosa che, in
qualche modo, potesse narrare di una certa ben determinata metodologia di
ricerca interiore e dei i suoi eventuali modelli operativi. Utilizzai, come
alibi per arrivare a questo, diversi proverbi arabi e persiani, collegandoli
fra loro come fossero gradini successivi di una scala simbolica, usando di
volta in volta aneddoti, divagazioni, miei ricordi personali.
Un solo
rimpianto: non mi è stato permesso pubblicare il libro sotto pseudonimo, come
avrei voluto.
Esiste un Piero uomo e
un Crida artista?
Esiste il
Piero uomo che ha formato il Crida artista, che a sua volta ha formato il Piero
uomo, e i due sono, da sempre, tutt’uno.
Cosa riesce ancora a
meravigliarti?
La spinta
naturale, insita nelle strutture della vita, che le porta, attraverso tortuosi
percorsi, al loro significativo compimento. Ogni fatto della vita è una
narrazione, una storia, un racconto. Con inizio, sviluppo e fine. Ogni inizio
di cerchio deve completarsi. Ogni anello deve chiudersi. Ogni volta che questo
avviene, provo meraviglia, stupore, e gratitudine di esserne il testimone.
Ultima domanda, hai
avuto una vita affascinante che mostra come “Tolkien” sia in realtà un evento
episodico, una mezz’ora al massimo. Però è innegabile che per migliaia di
lettori tolkieniani, la tua arte sia tutt’altro che una parentesi. Com’è stato
per te vivere quei giorni a Barletta circondato da folli appassionati?
E’ stato
istruttivo: incontrare una così densa quantità di diversissime persone, ma
tutte gravitate, ad un certo momento della loro vita, attorno allo stesso
libro. E da queste svariate persone, farmi raccontare le loro variegate storie.
E’ stato
commovente: trovare così tanta generosità d’accoglienza per la mia persona e
così tanta benevolenza e
riconoscenza nei confronti di un mio passato Lavoro.
E’ stato
inaspettato: provare ( esperienza rara per me, lo confesso) un guizzo di
orgoglio, nel verificare che la cura, l’attenzione, la passione, che dedicai
nelle illustrazioni per Tolkien, abbiano nel tempo, riverberato in altri, e
continuino ancora oggi a riverberare, assolvendo così al loro dovere, alla loro
magica funzione per cui furono, al loro inizio, create.
Roger Garland, Linda Garland e Piero Crida XXI Hobbiton, Barletta 5-7 settembre 2014 |
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