martedì 6 gennaio 2009

A maggio 2009 un nuovo libro di Tolkien


HarperCollins ha annunciato che a maggio 2009 sarà nelle librerie inglesi un nuovo inedito di Tolkien sulla leggenda di Sigfrido e Gudrún, edito e introdotto dal figlio Christopher.
Il testo inedito fu scritto da Tolkien quand'era professore di anglo-sassone all'Università di Oxford tra il 1920 e 1930. Prima della pubblicazione de "The Hobbit" (1937) e "The Lord of the Rings" (1954-55).

Il volume proporrà, per la prima volta, un testo narrativo in versi che racconterà l'epopea di Sigurd e Sigfrido della saga dei Nibelunghi.

Il direttore editoriale della HarperCollins, David Brawn, ha dichiarato che "si tratta di un lavoro del tutto inedito, databile all'incirca agli inizi degli anni '30, e sarà pubblicato - se tutto andrà bene - nel mese di maggio di quest'anno. Il titolo - The Leggend of Sigurd and Gudrun - chiarisce che questo nuovo libro non tratterà della Terra di Mezzo, ma siamo fiduciosi che i fans di Tolkien apprezzerano lo stesso questo nuovo lavoro".
Per tutti gli appassionati, possiamo già dire che questa nuova edizione non non sarà illustrato da Alan Lee, e ad oggi nulla è trapelato su chi sarà l'illustratore.
Questo lavorò vedrà la luce dopo due anni, nel 2007, dalla pubblicazione dell'inedito "I Figli di Hurin".

Non c'è che dire, aspettiamo questo nuovo libro che sicuramente apprezzeremo e ameremo come tutti i precednti caolavori del professore oxoniense. Dicoe che l'ameremo perché alcuni degli elemneit presenti in questa saga sono presenti in alcuni precedenti lavori di Tolkie. Ricordiamo l'Anello e il tesoro rubato da Smaug ai Nani ne "The Hobbit", oppure la storia di Túrin Turambar presente ne "The Silmarillion" e ancora più presente nel recentissimo "I Figli di Hùrin" ne "la morte del drago Glaurung".

Alcune info sulla Saga
Nella Saga dei Völsungar, Sigfrido è il figlio postumo di Sigmundr e della sua seconda moglie Hjördís. Si narra che Sigmundr morì nella battaglia contro il padre degli dèi Odino, che gli frantumò la spada. Morendo, Sigmundr preannunciò alla consorte che avrebbero avuto un figlio, al quale lasciò i frammenti della sua spada.
Hjördís, in seguito, sposò Re Álfr, e mandò il piccolo Sigfrido da Reginnn affinché lo accogliesse come figlio adottivo. Quest'ultimo tentò di deviare il giovane all'ingordigia e alla violenza, indagando se Sigfrido avesse il controllo del tesoro del defunto padre. Quando Sigfrido rivelò che il suo patrigno e la sua famiglia erano in possesso delle ricchezze lasciate dal padre, aggiunse anche che loro avrebbero dato al giovane qualunque cosa avesse desiderato. Reginn allora chiese al giovane come mai egli non avesse una posizione altolocata in palazzo, e il giovane rispose prontamente che, nonostante le apparenze, era in realtà trattato come un re. Stupito da questa risposta, il maligno Reginn replicò chiedendogli come mai si fingesse lo stalliere del re, senza avere nemmeno un cavallo per sé.
Il giovane, tratto in contropiede, andò subito a procurarsi un cavallo e sul cammino incontrò un vecchio (sotto le cui spoglie si celava Odino), il quale diede un consiglio su quale destriero fosse il migliore, e la scelta ricadde su Grani, che in realtà era diretto discendente di Sleipnir, il cavallo dello stesso Odino. Reginn, infine, cercò di tentare Sigfrido raccontandogli una storia misteriosa su dell'oro, posseduto da una lontra.
La famiglia di Reginn era composta da Hreiðmarr, il padre, e i due fratelli, Fàfnir e Ótr. Mentre Reginn era un bravo fabbro, Ótr era un capace nuotatore. Quest'ultimo era solito andare a nuotare ad Andvarafors, le cascate dove viveva il nano Andvari. Questo, era solito trasformarsi in un luccio e nuotava tranquillo; un giorno Odino, Loki e Hœnir erano nei pressi della cascata e Loki vide Ótr con un pesce sulla riva e, credendo che fosse una lontra, lo uccise.
In seguito, gli dèi, si recarono alla vicina casa di Hreiðmarr per mostrargli la loro preda, e non appena il padrone di casa scoprì l'accaduto, li imprigionò. Gli dèi per riscattarsi, dovettero pagare un guidrigildo e infatti si recarono dalla dea Rán, per prendere in prestito la sua rete da pesca, con la quale intrappolarono il nano. Per riottenere la libertà, questo dovette consegnare agli dèi tutte le sue ricchezze, ma voleva tenere con sé l'anello Andvaranautr (che aveva la magica proprietà di generare oro). Gli dèi insistettero e il nano dovette consegnare anche questa sua ultima ricchezza, solamente dopo avervi scagliato sopra una pesante maledizione.
Quindi, gli dèi riuscirono a riscattarsi, perché il dazio che dovevano pagare a Hreiðmarr era quello di riempire la pelle della Lontra con dell'oro, tuttavia il padrone di casa si accorse di un piccolo lembo di pelle ancora scoperto e obbligò gli dèi a consegnare l'anello.
La maledizione scagliata da Andvari non tardò a manifestarsi, infatti Fáfnir uccise il padre e cacciò di casa il fratello, tenendo per sé tutto l'oro.
Sigfrido accettò di uccidere Fáfnir, che nel frattempo era diventato un drago fuori controllo. Sigfrido chiese a colui che l'aveva cresciuto di fabbricargli una spada, e, non appena l'ottenne, la provò immediatamente colpendo l'incudine, ma l'arma si frantumò in mille pezzi. Così Reginn gliene fece un'altra, ma anche questa si ruppe all'urto con l'incudine. Infine Sigfrido chiese allo zio di fabbricargli una spada partendo dai frammenti di quella del padre Sigmundr, e così la spada che venne forgiata fu Gramr, che, sottoposta alla prova dell'incudine, la tagliò a metà.
Per uccidere il drago, Reginn gli consigliò di scavare una fossa, posizionarcisi dentro, e aspettare che il mostro si posizionasse sopra, per poi trafiggerlo. Un vecchio, sotto le cui spoglie si celava Odino, consigliò al giovane di scavare molte buche per far defluire il sangue e farci il bagno dopo aver ucciso il Fáfnir; infatti immergersi nel suo sangue avrebbe conferito al giovane il dono dell'invulnerabilità.
Così il giovane seguì scrupolosamente il piano congegnato e uccise il drago e si immerse completamente nel sangue, ma una parte del suo corpo, la spalla, rimase intatta perché una foglia si era posata su di essa. In seguito, il giovane assaggiando il sangue del drago, acquisì anche la capacità di comprendere il linguaggio degli uccelli. Questi, gli consigliarono di uccidere Reginn, perché stava tramando alle sue spalle. Così Sigfrido decapitò Reginn, arrostì il cuore di Fáfnir e ne mangiò una parte, e questo gli diede la capacità della profezia.
È da collocarsi dopo l'uccisione di Fáfnir, l'incontro fra Sigfrido e Brunilde, una valchiria: Sigfrido salvò la vita alla bella fanciulla, e i due si innamorarono, ma una profezia vuole che la donna si debba sposare ad un altro.
Sigfrido andò alla corte di Heimar, che era sposato con Bekkhild, sorella di Brunilde, e poi alla corte di Gunther, dove andò a vivere. Gunther aveva una sorella molto bella di nome Crimilde. Hagen, cortigiano di Gunther, fece bere a Sigfrido una pozione che gli fece dimenticare Brunilde e che lo indusse poi a chiedere in sposa Crimilde; Gunther avrebbe accettato solo se in cambio Sigfrido l'avesse aiutato a corteggiare Brunilde.
Brunilde promise che si sarebbe unita soltanto a colui che azzardava così tanto da passare in mezzo a delle mura di fuoco che la circondavano. Solamente Grani, il cavallo di Sigfrido, l'avrebbe fatto, e solo montato da Sigfrido. Sigfrido, assunte le sembianze di Gunther (grazie ad un elmo magico rubato al drago Fáfnir) cavalcò oltre le fiamme e vinse Brunilde per Gunther, in cambio di sua sorella Crimilde.
Successivamente, durante un torneo, Brunilde, invidiosa, rinfacciò a Crimilde di avere un marito migliore, e Crimilde per ripicca raccontò tutto ciò che era successo a Brunilde, rivelandole l'inganno. Per essere stata illusa e ingannata dal marito che aveva desiderato, Brunilde giurò vendetta. Prima di tutto, si rifiutò di parlare con chiunque e si allontanò, in seguito, quando Sigfrido fu mandato da Gunther per capire cosa avesse, Brunilde lo accusò di prendersi libertà con lei.
Per questo motivo re Gunther tramò la morte di Sigfrido assumendo il fedele cortigiano Hagen per compiere il delitto. Hagen convinse l'ingenua Crimilde a rivelare il punto debole del marito, con la scusa che, conoscendolo, gli sarebbe stato più facile proteggerlo durante le battaglie; accompagnò poi Sigfrido nei boschi e quando questo si chinò ad una fonte per dissetarsi, Hagen lo uccise pugnalandolo alla schiena. Brunilde uccise poi il figlio di tre anni di Sigfrido, ma in seguito provò un rimorso tale che la spinse a suicidarsi; fu costruito un rogo funebre per bruciare insieme i corpi di Sigfrido, Brunilde, e del figlio di Sigfrido.
In seguito Crimilde vendicò la morte dell'amato marito quando, sposata in seconde nozze col re degli Unni Attila, fece massacrare dagli uomini del marito l'intero esercito del fratello, e infine uccise Hagen con la spada appartenuta a Sigfrido.