martedì 3 marzo 2009

Rushdie e la penna di Tolkien


In un articolo apparso sul supplemento letterario del quotidiano britannico Guardian, lo scrittore e saggista inglese Salman Rushdie, ha scritto sulla pluripremiata pellicola cinematografiva "The Millionaire".
Rushdie, autore dei "Versi Satanici" che provocarono una fatwa (condanna a morte) per bestemmia, in realtà scrive non del film in sè, ma del caso di "cattivo adattamento" del romanzo scritto dal diplomatico indiano Vikas Swaurp, "Le docici domande", che hanno ispirato il film hollywodiano.
Nel suo lungo articolo, Rushdie, scrive di come su "una banale opera commerciale" si sia stato prodotto un film che "supera la grossolanità del libro".
A parte la stroncatura del film, Rushdie attacca tutti i film che prendono vita da un romanzo. Salvo un'eccezione. quella che "interessa" a noi tolkieniani. Per Rushdie, esiste un'eccezione che conferma la regola: "Il Signore degli Anelli" di Peter Jackson.

"The case against film adaptations thus remains unproven and, when we look below the level of great literature, a plausible argument can be made that many cinematic adaptations are better than their prose source materials. I would suggest that Peter Jackson's Lord of the Rings films surpass Tolkien's originals, because, to be blunt, Jackson makes films better than Tolkien writes; Jackson's cinematic style, sweeping, lyrical, by turns intimate and epic, is greatly preferable to Tolkien's prose style, which veers alarmingly between windbaggery, archness, pomposity, and achieves something like humanity, and ordinary English, only in the parts about hobbits, the little people who are our representatives in the saga to a far greater degree than its grandly heroic (or snivellingly crooked) men."

Rushdie, vorrebbe "suggerire come Peter Jackson nel Signore degli Anell superi Tolkien, perché per essere franchi, Jackson usa la telecamera meglio di quanto Tolkien non faccia con la penna" Secondo Rushdie "lo stile cinematografico di Jackson si trasforma in epica ed è fortemente preferibile alla prosa di Tolkien". ealtre cosucce sulla storia scritta dal professore oxoniense. Questo il Rushdie-pensiero.
Personalmente quando guardo un film tratto da un romanzo, il metro di giudizio che utilizzo sulle differenze, in positivo e negativo, tra le due opere è la risposta alla seguente domanda: "è quello che immaginavo leggendo il testo?". Se la risposta è positiva, vuol dire che il regista è riuscito a fissare su pellicola ogni "fotogramma" del libro.
Pensando ora a "Il Signore degli Anelli". Amo i film di Jackson perché li ritego la migliore trasposizione del romanzo di Tolkien sul grande schermo. Adoro le lunghe inquadrature di quel paese che ho potuto visitare in un mese troppo breve del 2006, e che mi hanno convinto sempre più che se c'é un a Terra di Mezzo su questo pianeta quella è la Nuova Zelanda. Apprezzo tutti gli sforzi di Jackson per realizzare un gran bel film, nella cura dei dettagli e delle ricostruzioni sceniche. Ma non sono affatto concorde con il Rushdie-pensiero. Continuo a pensare che "Il Signore degli Anelli" romanzo, sia impossibile da superare in bellezza, fascino e in carica emotiva. Ogni volta che rivedo la trilogia cinematografica mi ripeto la domanda di cui sopra... e la risposta è sempre la stessa: la penna di Tolkien apre nella mia fantasia un universo che diffcilmente può essere contenuto in una pellicola...

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