Questa raccolta di poesie comprende anche la famosa “Goblin
Feet” di J.R.R. Tolkien. Componimento già apparso per la prima volta
nel 1915 all’interno della raccolta “Oxford Poetry”, e successivamente
nella prima edizione del 1922 di Fifty
new Poems for Children edito da Basil Blackwell.
La pubblicazione è certamente particolare anche perché l’autore
de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit è menzionato sempre come TOLKEIN.
Infatti l’errore è presente all’inizio nei “Contents”, in calce alla poesia e
nell’indice. Di questo, come dell’edizione del 1922.
The Open Door to poetry: An Anthology
A cura di Anne Stokes
Introduzione di Anne Stokes
AA.VV.
Charles
Scribner’s Sons
1° ed. 1931,
pp. 304
Rilegato
I primi due versi di questa poesia, appaiono nella biografia di Humprey Carpenter, mentre i versi II, III e IV sono presenti in Tolkien and the Great War.
La poesia è stata anche stampata ne Lo Hobbit annotato da Douglas A. Anderson.
Note
Notizie aggiuntive su questo volume appaiono ne Lo Hobbit
Annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani 2004, 2° edizione.
“Gli animaletti indicati al terzo rigo sono pipistrelli. I
leprechauns (piccoli maghi), gli gnomi e gli orchi in questa poesia sembrano
essere familiari un tipo di fatine. Nel primo volume della History, The book of
Lost Tales Part one, Christopher Tolkien sottolinea (p.32) che nel 1971 suo
padre disse di "Goblin Feet", "spero che tutte le piccole cose
brutte che sono emerse (subito dopo) il mio ritorno, possano essere dimenticate
per sempre”. La frase “subito dopo” va considerata con attenzione, nella tarda
metà degli anni ‘30 Tolkien incluse la poesia in una sua raccolta (mai
pubblicata), ed elementi concernenti il canto e la danza degli Elfi appare ne
Lo Hobbit. Sembra che il disgusto di Tolkien per questa poesia e il tipo di
esseri che essa descrive, possa essere datato probabilmente nella tarda metà
degli anni '30, all'incirca quando è avvenuta la prima pubblicazione de Lo
Hobbit ed è stato avviato il lavoro del Signore degli Anelli.”
E ancora Anderson, riferendosi alla poesia che appare nel
Capitolo 19 “L’Ultima tappa” che inizia con “Sempre, sempre le strade vanno
avanti..” e ai diversi stati d’animo che assalgono Bilbo scrive che “nel primo
capitolo del Signore degli Anelli leggiamo altri versi simili. Questi però
esprimono l’ansia del ritorno a casa, quelli invece più l’inquietudine e la
smania di iniziare un viaggio. Sono recitati da Bilbo, quando lascia per
l’ultima volta Casa Baggins:
La
Via prosegue senza fine
Lungi
dall’uscio dal quale parte.
Ora
la Via è fuggita avanti,
Devo
inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola
con piedialati
Sin
all’incrocio con una più larga
Dove
si uniscono piste e sentieri.
E
poi dove andrò? Nessuno lo sa.
Nel terzo capitolo del Signore degli Anelli Frodo ripete questi
versi cambiando i “piedi alati” del quinto verso in “piedi stanchi” [n.d.t.:
nelle edizioni italiane precedenti al 2003 il cambiamento non compare].
In uno degli ultimi capitoli de Il Signore degli Anelli (“Molte
separazioni”),” Anderson scrive che “Bilbo recita una versione molto diversa,
dimostrando ora un forte desiderio di lasciare ad altri il compito di
camminare:
La
Via prosegue senza fine
Lungi
dall’uscio dal quale parte.
Ora
la Via è fuggita avanti,
Presto,
la segua colui che parte!
Cominci
pure un nuovo viaggio,
Ma
io che sono assonnato e stanco
Mi
recherò all’osteria del villaggio
E
dormirò un sonno lungo e franco.
L’ispirazione per questi versi può essere venuta a Tolkien
dalla poesia intitolata “Romance” di E.F.A. Geach, che in Fifty New Poems for
Children: An Anthology Selected from Books Recently Published by Basil
Blackwell (1922) appare immediatamente dopo la ristampa della poesia di Tolkien
“Goblin Feet”:
ROMANCE
dI E.F.A. GEACH
Dietro
il Prossimo Angolo e nella prossima strada
L’Avventura
ti attende.
Oh,
chi può dire cosa potresti incontrare
Dietro
il prossimo angolo e nella prossima strada!
Può
la forse vita essere altro che dolce
Quando
tutto è pericoloso e nuovo
Dietro
il prossimo angolo e nella prossima strada?
L’avventura
ti attende.
Questa poesia era già apparsa in Oxford Poetry 1918, curato da
Geach, T.W: Earp e Dorothy L. Sayers, in cui Tolkien avrebbe anche potuto
leggerla.
GOBLIN FEET
I AM off down the road
Where the fairy lanterns glowed
And the little pretty flitter-mice
are flying :
A slender band of grey
It runs creepily away
And the hedges and the grasses are
a-sighing.
The air is full of wings,
And of blundering beetle-things
That warn you with their whirring
and their humming.
O ! I hear the tiny horns
Of enchanted leprechauns
And the padding feet of many gnomes
a-coming
O ! the lights : O ! the gleams : O
! the little tinkly
sounds :
O ! the rustle of their noiseless
little robes :
O ! the echo of their feet — of
their little happy feet :
O ! their swinging lamps in little
starlit globes.
I must follow in their train
Down the crooked fairy lane
Where the coney-rabbits long ago
have gone.
And where silverly they sing
In a moving moonlit ring
All a- twinkle with the jewels they
have on.
They are fading round the turn
Where the glow-worms palely burn
And the echo of their padding feet
is dying !
O ! it's knocking at my heart —
Let me go ! O ! let me start !
For the little magic hours are all
a-flying.
O ! the warmth ! O ! the hum ! O !
the colours in the
dark!
O ! the gauzy wings of golden
honey-flies !
O ! the music of their feet — of
their dancing goblin feet I
O ! the magic ! O ! the sorrow when
it dies.
J. R. R. TOLKEIN