Diorama
Il ponte di Khazad-Dum
La Compagnia
dell’Anello
Realizzato da
Giuliano Fulli
Associazione Storico
Modellistica di Civitanova Marche
Materiale
vario
Misure (bxlxh)
50x50x40 cm
«Un Balrog»,
mormorò Gandalf. «Adesso capisco». Vacillò, e si sostenne faticosamente col
bastone. «Che sorte malefica! Ed io sono già stanco».
La
scura figura fiammeggiante si scagliò su di loro. Gli Orchetti urlanti si
precipitarono a frotte sulle passerelle di pietra. Allora Boromir alzò il suo
corno e soffiò. La tuonante sfida risonò come l'urlo di molte gole sotto il
soffitto cavernoso. Per un attimo gli Orchetti indietreggiarono e l'ombra
infocata si arrestò. Poi gli echi morirono, come una fiamma improvvisamente
spenta da un violento e fosco vento, ed il nemico riprese ad avanzare.
«Attraversate
il ponte!», gridò Gandalf, radunando le proprie forze. «Fuggite! Questo è un
nemico troppo forte per chiunque di voi. Devo difendere io lo stretto
passaggio. Fuggite!». Aragorn e Boromir non ubbidirono all'ordine, bensì
mantennero le loro posizioni, a fianco a fianco, dietro Gandalf in fondo al
ponte. Gli altri si fermarono nel vano della porta all'estremità del salone, e
si voltarono, incapaci di lasciare il loro capo ad affrontare da solo il
nemico.
Il
Balrog giunse al ponte. Gandalf era in piedi al centro della sala e con la mano
sinistra si appoggiava al bastone, mentre nella destra Glamdring scintillava,
fredda e bianca. Il nemico si arrestò nuovamente, fronteggiandolo, ed intorno
ad esso l'ombra allungò due grandi ali. Il Balrog schioccò la frusta, e le code
scricchiarono e fischiarono. Del fuoco si sprigionava dalle sue narici: ma
Gandalf rimase fermo ed immobile.
«Non
puoi passare», disse. Gli Orchetti tacquero, e si fece un silenzio di morte.
«Sono un servitore del Fuoco Segreto, e reggo la fiamma di Anor. Non puoi
passare. A nulla ti servirà il fuoco oscuro, fiamma di Udûn. Torna nell'Ombra!
Non puoi passare».
Il
Balrog non rispose. Il fuoco in lui parve estinguersi, ma il buio crebbe. Avanzò
lentamente sul ponte, e d'un tratto si eresse ad una immensa altezza, estendendo
le ali da una parete all'altra; ma Gandalf si scorgeva ancora, un bagliore
nelle tenebre; pareva piccolo, e del tutto solo: grigio e curvo come un albero
avvizzito prima dell'assalto di una tempesta.
Dall'ombra,
una spada rossa si rizzò fiammeggiante.
Glamdring
rispose col suo bagliore bianco.
Vi
fu un fragore squillante ed un lampo di fuoco bianco. Il Balrog cadde indietro
e la sua spada volò in mille frammenti liquefatti. Lo stregone oscillò sul
ponte, fece un passo indietro, quindi rimase immobile come prima.
«Non
puoi passare!», disse.
D'impeto,
il Balrog balzò in pieno sul ponte. La frusta turbinava sibilando.
«Non
può rimaner solo!», gridò Aragorn improvvisamente, tornando di corsa sui suoi
passi. «Eelndil!» tuonò. «Sono con te, Gandalf!». «Gondor!», gridò Boromir, e
d'un balzo gli fu accanto.
In
quel momento Gandalf rizzò il bastone, e gridando con voce possente, colpì il
ponte innanzi a sé. Il bastone si frantumò e gli cadde di mano. Un'abbacinante
parete di fiamme bianche avvampò. Il ponte scricchiolò. Si ruppe immediatamente
sotto i piedi del Balrog, e la pietra sulla quale egli si ergeva piombò
nell'abisso con fragore, mentre il resto rimase in equilibrio, e fremette come
una lingua di roccia nel vuoto.
Con
un urlo terribile il Balrog precipitò in avanti, e la sua ombra piombò giù
scomparendo. Ma mentre cadeva, diede con la frusta una sferzata, e le code si
avvolsero intorno alle ginocchia dello stregone, trascinandolo sino all'orlo
della voragine. Gandalf vacillò e cadde, e cercando invano di afferrare la
roccia, scivolò nell'abisso. «Fuggite, sciocchi!», gridò, e scomparve.
J.R.R.
Tolkien, Il ponte di Khazad-Dum, in Il Signore degli Anelli, Bompiani, 2011,
pp. 372-374.