Fino a oggi la cerniera tra Tolkien e l’esperanto era uno stralcio di lettera pubblicata nel maggio 1932 sulla rivista «The British Esperantist». In realtà, il meraviglioso mensile della British Esperantist Association, nasconde almeno altre due informazioni utili a ricostruire il rapporto tra il futuro autore de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli e la lingua artificiale inventata da Ludwik Lejzer Zamenhof.
Qui si presentano i risultati di una ricerca condotta sulla rivista esperantista britannica, la quale ha rivelato due episodi che vedono coinvolto direttamente J.R.R. Tolkien: il XXIV British Esperanto Congress dell’aprile 1933 e l’appello The Educational Value of Esperanto firmato da venti personalità inglesi nel maggio dello stesso anno e tra questi...
L’Esperanto
L'esperanto nasce tra il 1872 e il 1887 come lingua pianificata, sviluppata da Ludwik Lejzer Zamenhof, oftalmologo polacco di origini ebraiche. Il Primo Libro, Unua Libro, del 1887, la presenta come Lingvo Internacia (tr. "lingua internazionale"), ma presto diventa esperanto (tr. "colui che spera", "sperante") dallo pseudonimo Doktoro Esperanto utilizzato dallo stesso Zamenhof. La nuova lingua nasce con l’intento di far dialogare i diversi popoli e sviluppare comprensione e pace con una seconda lingua appartenente all'umanità e non a un popolo. Un progetto linguistico che trova fondamento nella Dichiarazione di Boulogne, alla fine del primo Congresso Universale di Esperanto celebrato appunto a Boulogne-sur-Mer, in Francia, nel 1905 e promosso dall'avvocato francese Alfred Michaux; e nel Manifesto di Praga del 1996.
Dal 1905, ogni anno, l’Associazione Universale Esperanto (Universala Esperanto-Asocio o UEA) celebra il Congresso Universale (in esperanto Universala Kongreso de Esperanto o UK), solitamente nei mesi di luglio o agosto, e al quale partecipano gli esperantofoni e i componenti della comunità esperantista. L’ultimo Congresso è stato quello di Reykjavík in Islanda nel 2013 e i prossimi si terranno a Buenos Aires in Argentina, nel 2014, e a Lille in Francia nel 2015 che sarà anche il centesimo dalla sua istituzione.
L'UEA, fondata nel 1908 dal giornalista svizzero Hector Hodler, è la principale organizzazione internazionale di esperantofoni con sede ufficiale a Rotterdam con sedi anche presso le Nazioni Unite a New York. L’UEA conta associati in centoventi paesi e mantiene relazioni ufficiali con le Nazioni Unite e l'UNESCO, vantando circa cento strutture nazionali in tutto il mondo.
Tra le organizzazioni nazionali, la più antica è quella britannica, la Esperanto-Asocio de Britio (BEA), fondata nel 1904 e diventata sezione nazionale nel 1933, che fin da subito lancia un suo periodico «The British Esperantist». Con sede a Londra[1], è la massima associazione esperantista del Regno Unito e lo rappresenta all'interno dell’UEA. Come accade in altri paesi, anche nel Regno Unito, ben presto nascono associazioni esperantiste in altre città e in quella dove vive e insegna Tolkien, Oxford, la data di fondazione è il 23 gennaio 1930.
1930 - Oxford e il Congresso Universale di Esperanto
Nel 1930, la sede scelta per ospitare il 22° Congresso Universale di Esperanto è proprio la città universitaria di Oxford[2]. Il periodo scelto, è la settimana dal 2 al 9 agosto, ed è proprio nel gennaio di quest’anno, come scrive il mensile «International Language» nel numero di marzo, che la «Oxford University ha seguito l'esempio. Il 23 gennaio, la Oxford University Esperanto Society è stata fondata con una classe formata da quindici studenti provenienti da diversi collegi. La Società ha ricevuto il riconoscimento ufficiale da parte delle autorità universitarie»[3].
Partecipanti al Congresso, da sinistra a destra: Prof. Finlay, Emilja Heruchin (nipote di Ludwik Zamenhof L.),il dottor Gregg, Noel Baxton (Inglese MP) |
Il Congresso Universale è presieduto Bernard Long, Bachelor of Arts e consigliere del B.E.A. e come Vice, W.E. Collinson, professore di tedesco e Buchanan Lecturer di Esperanto all’Università di Liverpool.
Il programma della settimana congressuale prevede per il pomeriggio di sabato 2 agosto, la sessione del Comitato Centrale Internazionale e a seguire la sessione del Consiglio Generale e in serata, i congressisti sono ospiti del Sindaco di Oxford, William Stobie. La domenica mattina, dopo la Messa[4], è il momento delle fotografie. La più famosa di questo congresso è al gruppo di partecipanti al Congresso di Cambridge del 1907[5].
Foto dei partecipanti che avevano preso parte al Congresso Mondiale di Cambridge |
Nel pomeriggio una sessione con serata libera. Lunedì mattina si apre la prima sessione di lavoro; nel pomeriggio si dà l’avvio alla Summer University con la prima lezione, poi le riunioni tecniche e infine la serata danzante nei costumi nazionali. Il martedì mattina si apre con l’incontro dell’U.E.A e nel pomeriggio ancora la Summer University e le riunioni tecniche. La serata è dedicata alla riunione di propaganda pubblica. Mercoledì mattina s’inizia con la seconda sessione di lavoro; nel pomeriggio ancora Summer University e riunioni tecniche. La serata vede metà dei partecipanti impegnati in alcuni giochi e l’altra metà a un concerto. Il giovedì mattina è tutto dedicato alle escursioni. I congressisti possono scegliere tra: a) la visita al castello reale di Windsor, e un viaggio sul Tamigi con delle navi speciali; b) Un’escursione con le automobili a Banbury, Kenilworth, Warwick, Stratford-on-Avon e Broadway; c) Un’escursione in auto a Newbury, Andover, Salisbury, Stonehege, Marlborough e Wantage. E infine, un’escursione in auto a Cirencester, Stroud, Gloucester, Cheltenham, Nord Leach e colline Costwold. La serata vede i congressisti che sono stati al concerto impegnarsi nei giochi, e quelli dei giochi assistere al concerto. Venerdì mattina si apre con la terza sessione di lavoro e la serata termina con un ballo. Sabato mattina il congresso si chiude con l’ultima sessione.
Alcuni partecipanti chiave: Feliks e Lidia Zamenhof, a destra Paul Blaise |
Al XXII Congresso di Oxford partecipano 1211 partecipanti da 29 paesi differenti. La parte da leone, ovviamente, la ricopre l’Inghilterra con 623 partecipanti ma arrivano anche sei dall’Australia e nove dal Giappone mentre dall’Italia sono solo otto[6]. I delegati ricevono anche la Spilla ufficiale, prodotta in occasione del Congresso, a forma pentagonale a simboleggiare i cinque continenti. All’interno il simbolo della comunità esperantista, una smaltata Verda Stelo (Stella verde), con il verde a simboleggiare la speranza e la stella i cinque continenti. Nella parte superiore che sovrasta l’incisione a sbalzo dell’Università di Oxford compare la scritta XXIIA Universala Kongreso de Esperanto sul lato basso, e con sfondo verde smaltato, Oxford 2-9 August 1930.
1930 - E J.R.R. Tolkien?
Alla luce di quanto fin qui riportato, è naturale chiedersi se tra i partecipanti ci fosse anche il professor J.R.R. Tolkien. Ebbene, dalla personale consultazione dell’elenco dei 1211 partecipanti pubblicato sul mensile «International Language» dal numero di gennaio 1930 a quello di ottobre dello stesso anno[7] – fatto salvo il numero di settembre – e curato da Cecil Charles Goldsmith, segretario della BEA, così come dalla consultazione degli Atti del Congresso pubblicati lo stesso anno[8], il nome di J.R.R. Tolkien non compare.
Questo però non vuol dire che Tolkien non vi prende parte ma è possibile che partecipi solo ad alcune attività anziché a tutta la settimana congressuale. Il settimanale cattolico «The Tablet» scrive che «in concomitanza con il Congresso Internazionale di Esperanto di Oxford, un sermone in quella lingua è stato predicato ai delegati cattolici nel convento domenicano dei Blackfriars, da padre Gaffney O.P. [irlandese]»[9]. È possibile che la Fede, l'interesse per questa lingua e, non ultimo, il convento domenicano dei Blackfriars, lo portino a presenziare alla funzione religiosa.
Il convento domenicano dei Blackfriars non gli è estraneo. Sabato 19 maggio 1945, Tolkien serve Messa proprio in quel convento e questo lo si apprende da una lettera inviata il 15 maggio alla signora Michal Williams, lo stesso giorno della morte di suo marito Charles in seguito ad un’operazione. Charles Williams è stato uno scrittore e poeta inglese e membro storico degli Inklings assieme a C.S. Lewis e allo stesso J.R.R. Tolkien.
Le scrive «[…] Fratello Gervase Mathew[10] dirà messa sabato alle 8 del mattino ai Blackfriars[11], e io la servirò; ma naturalmente Lei sarà nelle mie preghiere da subito e per sempre […]»[12].
Le scrive «[…] Fratello Gervase Mathew[10] dirà messa sabato alle 8 del mattino ai Blackfriars[11], e io la servirò; ma naturalmente Lei sarà nelle mie preghiere da subito e per sempre […]»[12].
Anche sulla partecipazione alla funzione religiosa del 9 agosto 1930, purtroppo, non si ha conferma in nessun volume pubblicato o in lettere dello stesso autore inglese. L’unica certezza è data dal fatto che Tolkien è sicuramente a conoscenza del Congresso in quanto ne parla in apertura di Un vizio segreto (A Secret Vice), presente nella raccolta curata dal figlio Christopher, Il Medioevo e il Fantastico (The Monsters and the Critics and other Essay). Un testo nel quale Tolkien disquisisce brillantemente sulle lingue artificiali e sulla loro presunta "inutilità", soprattutto sul gusto particolare che lascia agli ideatori e a quei pochi “iniziati” che l’apprendono. Com'è noto, però, il testo non è datato e le ipotesi sull’anno di stesura si dividono in chi lo fa risalire presumibilmente al 1931, per via dell'incipit, e in chi sostiene sia stato scritto poco dopo il Congresso del 1930 e poi riveduto in alcune sue parti per una successiva conferenza.
Scrive il professor Tolkien in apertura del suo discorso:
«Forse alcuni di voi sapranno che un anno fa, o più, a Oxford si è tenuto un convegno sull'esperanto; o forse no, non lo sapete affatto. Personalmente, mi ritengo un entusiasta delle lingue «artificiali», quantomeno per l'Europa; vale a dire, sostengo la loro intrinseca auspicabilità come presupposto possibile e necessario all'unificazione dell'Europa prima che venga fagocitata dalla non-Europa, oltre che per numerose altre ottime ragioni. Ne sostengo l'auspicabilità perché, a quanto mi è dato sapere, la storia del mondo sembra rivelare sia l'incremento progressivo del controllo (o dell'influenza) da parte umana sull'incontrollabile, sia l'espansione graduale di una gamma di linguaggi più o meno uniformi. Inoltre, ho una particolare predilezione per l'esperanto, anche perché si tratta in ultima analisi della creazione di un solo uomo, un non fìlologo, e di conseguenza mi appare come un «linguaggio umano scevro delle complicazioni dovute all'opera dei troppi cuochi che rovinano la minestra»: e questa è per me la miglior descrizione della lingua artificiale ideale.
Non c'è dubbio che la propaganda esperantista abbia fatto leva su tutte queste considerazioni. Non saprei. Ma non ha grande importanza, perché non è di questa particolare lingua artificiale che voglio parlarvi stasera»[13].
Al momento, in mancanza di documenti, ogni ipotesi resta plausibile anche se il legame tra Tolkien e l'Esperanto non termina qui.
1932 - Il Tolkien “esperantista”
Se della sua partecipazione al Congresso del 1930 non vi è conferma, anche se chi scrive propende più per la presenza anche se episodica, esiste uno scritto sul suo “impegno” per la lingua esperantista a molti noto. Si tratta di una lettera dello stesso Tolkien inviata al segretario del Comitato per l’Educazione della British Esperantist Association dopo che questa l’ha nominato nel Board dei Consiglieri Onorari. L’estratto di questa lettera trova pubblicazione sul numero di «The British Esperantist», del maggio 1932 sotto il titolo Un filologo sull’Esperanto[14].
Tolkien scrive di aver mostrato interesse per la lingua internazionale dell’esperanto “come filologo, e come ogni filologo dovrebbe", considerandola “un fenomeno linguistico importante e interessante” con la quale si trova in sintonia.
Scrive di non esser un pratico esperantista[15] come, a suo avviso, dovrebbe essere un consigliere, riferendosi al suo “nuovo” incarico. Ammette di conoscerla, “come direbbe un filologo”, poiché l’ha imparata nel 1907 – scrive “venticinque anni fa” – e non ha dimenticato la grammatica e la struttura e, visto che a suo tempo ha letto una buone dose di testi, ha una certa familiarità con questo genere di linguaggi e perciò si sente “competente nel dare un parere riguardante pregi e difetti”. Premesso questo, però, ritiene di non poter dare un contributo utile se non come filologo e critico.
Per l’idea che Tolkien ha sulla situazione della lingua internazionale, simili servizi, per quanto buoni in teoria, in pratica non sono desiderati, e l’essere tecnico della filologia diventa “un ostacolo e un impiccio”. Ma proprio per questo, che ritiene un forte motivo, si sente di sostenere l'Esperanto.
L'Esperanto, continua Tolkien, sembra per lui senza dubbio, nel complesso, superiore a tutti i suoi concorrenti, risultando già al primo posto e raggiungendo ampi e reali consensi oltre ad aver sviluppato la più avanzata organizzazione.
Tolkien la paragona a una chiesa ortodossa che si trova di fronte i non credenti, ma anche scismatici ed eretici. E questa ritiene sia una situazione che il filologo aveva previsto. Per lui, l’Esperanto ha superato il problema più importante che si ritrova ad affrontare un’aspirante lingua internazionale, quella della diffusione universale, in quanto ha raggiunto “un certo indispensabile grado di semplicità, internazionalità e (aggiungerei) di individualità ed eufonia”. Uno strumento che abbia la possibilità di raggiungere tale obiettivo, secondo Tolkien, ne vale cento teoricamente più perfetti. Per il filologo di Oxford, nell'invenzione e nel gusto linguistici non c'è nulla di definitivo e la bellezza dell'invenzione nei dettagli risulta d’importanza relativamente modesta oltre il minimo necessario, e i teorici e gl'inventori – e tra questi, scrive, sarebbe felice di entravi - non fanno altro che ritardare il movimento, “se sono disposti a sacrificare l'unanimità per il "miglioramento".
Tolkien ammette anche che il miglioramento tecnico dell'impianto, finalizzato a una maggiore semplicità e chiarezza della struttura o a una maggiore internazionalità, tenda a distruggere l'aspetto "umano" o estetico dell'idioma inventato. Ritiene che quest’aspetto, all’apparenza poco pratico, sia notevolmente trascurato dai teorici, anche se il professore inglese pensa non sia proprio secondario, e che alla fine avrà una grande influenza sulla questione basilare dell'accettazione universale. Tolkien, verso la fine, cita con N**, probabilmente il Novial[16], un altro progetto linguistico come ingegnoso e più semplice dell’Esperanto, ma lo ritiene orrendo in quanto, ci vede scritto sopra "prodotto di fabbrica", o meglio, "fatto con pezzi di ricambio". Una lingua, il progetto alternativo all’esperanto, che per lui “non ha quel barlume d'individualità, coerenza e bellezza che appaiono nei grandi idiomi naturali, e che sembrano di un livello considerevole (probabilmente il più alto livello possibile per un idioma artificiale) in Esperanto - una prova originale del genio dell'autore”.
La conclusione è un consiglio a tutti coloro i quali hanno tempo o voglia di occuparsi del movimento per la lingua internazionale: "Sostenete lealmente l'Esperanto".
Fin qui ciò che di Tolkien esperantista si conosce e che trova approfondimento nel più completo ed esauriente saggio scritto sull’argomento da Arden R. Smith e Patrick Wynne “Tolkien and Esperanto” (Seven: An Anglo-American Literary Review, n. 17, 2000, pp. 27-46). Ma da un’attenta e approfondita ricerca sulla rivista mensile della BEA, vengono fuori due nuove notizie inedite di sicuro interesse per studiosi e appassionati tolkieniani ed esperantisti.
1933 - Tolkien esperantista e protagonista
L’attività esperantista di Tolkien non si chiude nel 1932 e a dirlo è ancora il mensile «The British Esperantist» su due numeri del 1933.
Il nome del futuro autore de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, lo ritroviamo sul numero di gennaio 1933 citato nell’annuncio del XXIV British Esperanto Congress, che si tiene lo stesso anno nel periodo di Pasqua ancora nella città di Oxford.
Nella pagina del mensile esperantista si legge:
24th BRITISH ESPERANTO CONGRESS
Oxford—Easter, 1933.
Patrons: H.R.H. The Duke of Connaught, K.G.; His Worship the Mayor of Oxford (Alderman G. H. Brown); Sir Michael Sadler, K.C.S.I., C.B.; Professor Braun Holtz; Councillor Rev. John Carter, Dr. A. D. Lindsay, C.B.E., Master of Balliol College, Professor J.R. Tolkien, and A. Baratt Brown, Principal of Ruskin College[17].
Randolph Hotel |
Tolkien, di fatti, risulta essere tra i sostenitori di questo Congresso assieme ad altre personalità oxoniensi dell’epoca.
Il Congresso si celebra al Randolph Hotel, in Braumont Street a Oxford, e per tale occasione si organizzano anche dei corsi di Esperanto come quello riportato dal «The Tablet» il 25 marzo 1933: «A seguito del British Esperanto Congress che si terrà a Oxford nella settimana di Pasqua, Padre Andrew Cseh, della English League of Catholic Esperantists annuncia l'intenzione di dare un breve corso di istruzione in Esperanto. Padre Cseh è un ungherese, il cui sistema d'insegnamento ha riscosso un notevole successo»[18].
Il programma del Congresso prevede per venerdì 14 aprile, alle 9, l’apertura delle iscrizioni, nella mattinata e nel pomeriggio una passeggiata per Oxford e la sera una lezione di prova di esperanto. Sabato 15 aprile, la mattina, c’è la riunione annuale della B.E.A.; il pomeriggio un incontro degli insegnanti e altri soggetti interessati all’esperanto e all'istruzione dal tema: "La posizione attuale dell’Esperanto nelle scuole della Gran Bretagna". Relatore dell’incontro: Montagu Christie Butler[19], Presidente della BEA, e a presiedere, Novell Smith, M.A. (già Preside della Scuola Sherborne). Domenica 16 aprile, dopo la Messa nella Cappella del New College guidata da W. Severn, la fotografia ai Congressisti. Nel pomeriggio l’incontro compartimentale e la sera un concerto. L’ultimo giorno, lunedì 17 aprile, per tutto il giorno escursioni a Kenilworth , Warwick e Stratford. Sono previsti anche gli esami per i diplomi I.B.E.A. e L.B.E.A. La segreteria del Congresso è affidata a J.F. Brendel, 89 Dene Road, Headington a Oxford. Tutte le serate congressuali sono organizzate dall’Oxford Esperanto Society.
Non sappiamo se Tolkien interviene al Congresso, e in questo il mensile esperantista non ci aiuta, ma se lo avesse fatto, nulla ci vieterebbe d'ipotizzare che il testo utilizzato per il discorso possa essere stato proprio Un vizio segreto. Ma questa è solo un’altra delle tante ipotesi.
Il secondo riferimento a Tolkien è, a mio avviso, forse più importante della stessa nota pubblicata nel 1932, e lo si trova nel numero di maggio del 1933, sempre sul «The British Esperantist», e che con molta probabilità ha uno stretto legame con il Congresso tenutosi nell’aprile precedente.
Sul numero di maggio, in prima pagina, è presente un testo redatto nell’aprile 1933 dal titolo “Il valore educativo dell’Esperanto”. È probabile che sia stato redatto alla fine del XXIV Congresso del quale si è fatto cenno giacché, nella giornata di sabato, era in programma l’incontro “La posizione attuale dell’Esperanto nelle scuole della Gran Bretagna”. E questo confermerebbe la presenza di Tolkien e il ruolo attivo ai lavori congressuali.
Il testo recita «in considerazione della grande necessità, nelle condizioni attuali, di una semplice ma adeguata lingua ausiliaria internazionale che può essere appresa in tutte le terre civilizzate, e liberamente impiegato nello scritto e nel parlato in tutte le fasi della vita, vogliamo richiamare l’attenzione sui meriti dell’Esperanto e il suo posto nella formazione».
«Questo linguaggio» continua «ha superato la prova dei quarantacinque anni di uso pratico. Il suo successo è stato dimostrato a non meno di ventiquattro Congressi Internazionali, comunemente frequentati da oltre mille persone, in rappresentanza di trenta o quaranta nazionalità. Non sono necessari gli interpreti in questi incontri, o durante le riunioni locali degli esperti che si svolgono in collaborazione con loro o in altri momenti».
«Non solo vi è un diffuso e fluente uso della lingua per i viaggi, i rapporti culturali e di amicizia personale, ma le sue realizzazioni per scopi tecnici e professionali sono già considerevoli». Ma anche «docenze di Esperanto sono state stabilite presso le Università di Liverpool, Ginevra e Cracovia; opere in lingua originale sono state pubblicate tra l'altro dal Prof. Baudouin sull’Auto-suggestione, dal Prof. Bovet in Psicoanalisi, e dal Prof. Collinson sulla Lingua».
Cosi come «molte questioni scientifiche e tecniche sono apparse, particolarmente in Giappone, dove sono stati inclusi documenti e trattati temi diversi come la resistenza dei materiali, chimica inorganica e organica, e la meteorologia, e nello stesso paese, è stato rilasciato un vocabolario farmaceutico in Esperanto, e vari dizionari tecnici in lingua sono stati pubblicati in Europa, tra cui uno di quasi quattro mila termini rilasciati dalla Società Internazionale di Medici Esperantisti. Durante il solo 1931, 1.204 discussioni in Esperanto e 514 lezioni sono state trasmesse da stazioni senza fili in 21 paesi, incluso il Giappone». Il documento prosegue sostenendo che «la Società Internazionale di Insegnanti Esperantisti ha un elenco di quasi sette mila docenti (in sessanta paesi) che conoscono la lingua e oltre mille scuole (in trentadue paesi) dove sono state istituite le classi di Esperanto. Queste includono le scuole elementari e secondarie in Gran Bretagna, ed è interessante ricordare che il Board of Education per l'Inghilterra e il Galles ha per molti anni concesso corsi serali in Esperanto a scuole che hanno presentato richiesta per la loro istituzione». I sottoscrittori scrivono che «noi sosteniamo l'adozione di Esperanto come prima lingua da studiare, dopo la lingua madre, nelle scuole di tutti i paesi, sia per motivi generali che per le seguenti ragioni specifiche»
E passano ad elencare che:
«1. Una conoscenza dell'Esperanto può essere ottenuta in un tempo straordinariamente breve rispetto a quello richiesto per le lingue nazionali che abbondano in difficoltà di grammatica, linguaggio, e pronuncia: così, studiarlo è vantaggioso anche per gli alunni che non hanno il tempo o le capacità di imparare una lingua straniera abbastanza bene da essere in grado di usarle.
2. Si verifica la capacità linguistica e aiuta l'insegnante a individuare più rapidamente gli alunni che possono proficuamente affrontare lo studio di altre lingue, per cui è un'eccellente introduzione.
3. La sua logica grammaticale, e il fatto che il suo metodo di espressione è lucido e inequivocabile, tendono a sviluppare l'accuratezza nell'uso delle parole.
4. La conoscenza dell’Esperanto non solo agisce come stimolo per l'apprendimento di altre lingue, ma porta anche ad uno studio più efficace della geografia, compreso l’interesse, acquisita attraverso la corrispondenza, per la vita degli altri paesi in tutte le parti del mondo civilizzato.
5. La letteratura esperantista, sia originale che tradotta, è in costante crescita, ed è già sufficiente a giustificare uno studio della lingua».
La conclusione recita «siamo lieti di unirci agli sforzi che sono stati fatti per introdurre l’Esperanto come un normale materia d’insegnamento, e per incoraggiarne l'uso nelle scuole di tutto il mondo».
A seguire le venti firme autorevoli e l’ultima, a sorpresa, è di:
J.R.R. TOLKIEN, M.A.,
Rawlinson and Bosworth Professor of Anglo-Saxon[20], University of Oxford.
L'appello, a quanto pare, è diventato un vero e proprio manifesto e questo lo apprendiamo in occasione dell'Australian Esperanto Congress del dicembre 1951, tenutosi a Sidney, durate il quale Herbert Koppel di Melbourne, segretario della Australian Esperanto Association, ad un giornalista mostra «un manifesto stampato in favore della lingua, firmato da una ventina di scrittori e studiosi inglesi, tra i quali G.P. Gooch, lo storico, e il Professor J.R.R. Tolkien, professore di anglosassone a Oxford»[21].
Conclusioni
Questo viaggio nella Oxford d'inizio anni trenta, tra Congressi ed esperantisti, non è chiaramente un punto di arrivo sul rapporto tra Tolkien e l’Esperanto al contrario, è da considerarsi un punto di partenza per nuove e più approfondite ricerche su un aspetto bibliografico e linguistico di un certo interesse.
Si potrebbero cercare informazioni o notizie sul Congresso di Oxford del 1933 e magari scoprire altri collegamenti tra Tolkien, che al Congresso 1933 di Oxford avrebbe preso parte, e la lingua inventata da Zamenhof.
Oggi sappiamo che l’interesse di Tolkien per questa lingua inizia nel 1907, con una pagina del suo taccuino The Book of Foxrook, oggi conservato nella Bodleian Library, prosegue nel periodo su descritto e, successivamente, passa alla fase del ripensamento. Quest’ultima è testimoniata dall’annotazione scritta proprio sulla bozza del paragrafo di apertura di Un vizio segreto, o più probabilmente sulla bozza di revisione. Suo figlio Christopher, in una nota al testo, scrive che suo padre annota di non essere «più tanto convinto che [una lingua artificiale] sia cosa buona», continuando che «al momento secondo me sarebbe auspicabile un linguaggio non umano, del tutto scevro di cuochi di sorta, sostituiti da esperti in tecnica nutrizionale e liofìlizzatori professionisti»[22].
E alcuni anni dopo matura l’idea che le leggende e le storie dipendono dalla lingua a cui appartengono con un riferimento anche all'esperanto. Scriveva ad un lettore, il Sig. Thompson, il 14 gennaio 1956:
«Fu proprio allo scoppio della guerra del 1914 che scoprii che le «leggende» dipendono dalla lingua a cui appartengono; ma un linguaggio vivo dipende in egual misura dalle “leggende” che la tradizione ha conservato. (Per esempio, la gente non riesce a realizzare che la mitologia greca dipende molto più dalla meravigliosa estetica della sua lingua e dai nomi di persone e posti che dal suo contenuto, benché naturalmente dipenda da entrambi. E viceversa. Volapuek, esperanto, ido, novial, eec. eec. sono morti, molto più morti di altre antiche lingue non più usate, perché i loro autori non hanno mai inventato delle leggende in esperanto)»[23].
Leggendo quanto scritto, è possibile ipotizzare che Tolkien abbia cominciato ad avere un ruolo, o a essere riconosciuto come punto di riferimento, a partire dal 1932 e che poco dopo, abbia "abbandonato" la comunità esperantista per coltivare la sua passione principale. Anche l'appello del 1933 lo confermerebbe. Infatti, nel 1931, il nome di Tolkien non compare in un altro appello sull’Esperanto nella formazione mondiale accanto alle otto personalità che firmeranno con lui quello del 1933 (T. Grame Bailey, C. B. Fawcett, J. J. Findlay, Alexandra Fisher, J. C. Flugel, S. Margery Fry, C. W. Kimmins e Nowell Smith)[24].
Dopo il 1933, del Tolkien esperantista non si conoscono altri documenti o notizie e questo credo possa essere un buon punto di partenza…
ALLEGATI
Di seguito i firmatari dell'appello dell’aprile 1933.
THE EDUCATIONAL VALUE OF ESPERANTO
[...]
We heartily associate ourselves with the efforts that are being made to introduce Esperanto as a regular subject of instruction, and to encourage its use in the schools of the world.
T. GRAHAME BAILEY, M.A . B.D., D.Litt..
Reader in Urdu and Hindustani, University of London.
T. C. BAILLE, M.A., D.Sc.,
Principal, West Ham Municipal College.
W. E. COLLINSON, M.A., Ph.D.,
Professor of German and Buchanan Lecturer in Esperanto, University of Liverpool.
CHAS. W. COWEN, M.A.,
President, National Union Teachers, 1929.
C. B. FAWCETT, B.Litt., D.Sc.,
Professor of Economic and Regional Geography, University of London.
J. J. FINDLAY, M.A., Ph.D., M.Ed.,
Honorary Professor of Education, University of Manchester.
ALEXANDRA FISHER, M.A., D.Litt.,
Headmistress. Girls' County School, Bishop Auckland.
J. C. FLUGEL. B.A., D.Sc.,
Assistant Professor in the Dept. of Psychology, University College, London.
S. MARGERY FRY, M.A., LL.D.,
Late Principal of Somerville College, Oxford.
G. P. GOOCH, M.A., D.Litt.,
Fellow of the British Academy.
G. H. GREEN, M.A., Ph.D.,
Lecturer in Education, University College of Wales, Aberystwyth.
T. GWYNN JONES, M.A.,
Professor of Welsh Literature, University College of Wales, Aberystwyth.
N. B. JOPSON, M.A.,
Reader m Comparative Slavonic Philology, King's College, London.
C. W. KIMMINS, M.A., D.Sc.,
Lots Chief Inspector, Education Dept.. L.C.C. (1904-23).
JOHN A. PEART, M.A.,
Director of Education, City of Winchester.
EMILY PHIPPS. B.A., BARRISTBR-AT-LAW,
Late Headmistress, Municipal Secondary Girls' School, Swansea. Late Editor of "The Woman Teacher."
W. RAMSDEN[25], D.M.,
Fellow of Pembroke College, Oxford. Emeritus Professor of Bio-Chemistry, University of Liverpool.
NOWELL SMITH, M.A.,
Formerly Headmaster of Sherbone.
G. A. SUTHERLAND, M.A.,
Principal of Dalton Hall, University of Manchester.
J. R. R. TOLKIEN, M.A.,
Rawlinson and Bosworth Professor of Anglo-Saxon, University of Oxford.
April 1933.
[1] Dal 2001 ha spostato la propria sede a Stoke-on-Trent, nello Staffordshire, presso il Wedgwood Memorial College di Barlaston, e dove ha anche sede la Biblioteca Montagu Butler, tra le più importanti biblioteche di esperanto al mondo.
[2] Nel 1929 si tiene a Budapest, in Ungheria, e nel 1931 a Cracovia in Polonia.
[3] Esperanto in the Universities, in «International Language», London, vol. VII, March 1930, p. 52.
[4] I contatti tra gli esperantisti e la Chiesa cattolica si sono avuti sin dal principio. Nel 1906, il 2 giugno, Pio X accolse in udienza il gruppo esperantista romano fondato da mons. Luigi Giambene, scherzosamente ribattezzato Mons. Esperanto. I rapporti si consolidano dalla fine del secondo dopoguerra quando Pio XII, nel 1950, saluta nella loro lingua gli esperantisti convenuti in un'udienza generale nella basilica di San Pietro.
[5] Le foto pubblicate in questo articolo sono visibili sul sito dell’Österreichische Nationalbibliothek.
[6] Listo de Kongresanoj, in «International Language», London, vol. VII, October 1930, p. 236.
[7] La lista dei partecipanti, che prevede Cognome e Nome appuntato, titolo accademico o associativo, indirizzo personale, Città di provenienza e nazionalità, è così suddivisa: January, n. 1-61; February, n. 62-126; March, n. 127-239; April, n. 240-319; May, n. 320-428; June, n. 429-521; July, n. 522-646; August, n. 647-1097; October, n. 1098-1211. In «Internbational Language», London, vol. VII, January-October 1930.
[8] Dudekdua Universala Kongreso de Esperanto, Internacia Centra Komitato de la Esperanto-Movado, Geneve, 1930, pp. 140. Per la consultazione di questo volume si ringrazia la Biblioteca nazionale di esperanto. Fondata nel 1972 e oggi istituzione pubblica di grande valore e pregio tra le più importanti biblioteche di esperanto al mondo per numero e valore dei volumi archiviati. Fa capo all’Archivio di Stato di Massa, curata dalla Federazione esperantistaitaliana, è a disposizione di studiosi, appassionati, ricercatori e linguisti.
[9] Orbis Terrarum, in «The Tablet», Londra, 9 agosto 1930, p. 192.
[9] Orbis Terrarum, in «The Tablet», Londra, 9 agosto 1930, p. 192.
[10] Gervase Mathew, classe 1905, amico di Tolkien sin dall’infanzia, entra nell’ordine dei domenicani dei Blackfriars nel 1934 e ci resta all’anno della sua scomparsa, il 1976.
[11] Nel convento domenicano ci tornerà il 26 ottobre 1966, per leggere il suo Smith of Wootton Major durante un evento organizzato dal Priore del convento domenicano, Fr. Bede Baylei, e da Fr. Hugh Maycock, Direttore dell’Istituto religioso Pusey House che si trova accanto al convento domenicano e sullo stesso marciapiede del pub Eagle and Child. Come ricordano Wayne G. Hammond e Christina Scull «anche se era una serata molto umida, parteciparono oltre 800 persone, più di quelle che il Refettorio poteva contenere con gente persino nel corridoio esterno [Wayne Hammond; Christina Scull,The J.R.R. Tolkien Companon e Guide, vol. I, Chronology, 2006, p. 678-79]. L'evento è anche citato in Il Fabbro di Wootton Major nella nuova edizione inglese curata da Verlyn Flieger.
[12] Humprhey Carpenter; Christopher Tolkien, J.R.R. Tolkien. La realtà in trasparenza, Bompiani, n. 99.
[13] J.R.R. Tolkien, Un vizio segreto, in Il medioevo e il fantastico, Bompiani, 2013, pp. 283-84.
[14] J.R.R. Tolkien, A Philologist on Esperanto, in «The British Esperantist», London, vol. XXVIII, n. 325, May 1932, p. 182.
[15] In realtà, la Bodleian Library di Oxford conserva un taccuino di Tolkien, Book of the Foxrook, con diverse annotazioni scritte all'età di 17 anni, che mostrano la conoscenza e l'interesse del filologo verso l'Esperanto considerevolmente maggiori di quanto si legge in questa lettera.
[16] Lingua artificiale, creata dal linguista danese Otto Jespersen, pubblicata inizialmente nel 1928 con un vocabolario basato su quello delle lingue germaniche e romanze, la grammatica su quella dell'inglese con una forte influenza anche dell'esperanto e dell'Ido.
[17] «The British Esperantist», London, vol. XXIX, n. 333, January 1933, p. 3.
[18] Orbis Terrarum, in «The Tablet», Londra, 25 marzo 1933, p. 384.
[19] Montagu Christie Butler (Londra, 25 gennaio 1884 – 5 maggio 1970) è stato un accademico, musicista ed esperantista britannico. Butler entrò a far parte del Lingva Komitato, l'organismo allora preposto a sovrintendere all'evoluzione della lingua (il ruolo è oggi svolto dalla Akademio de Esperanto) e ricoprì dal 1916 al 1934 il ruolo di segretario della Brita Esperanto-Asocio.
[20] Tolkien riceve la cattedra di anglosassone Rawlinson e Bosworth - dal nome dei due benefattori Richard Rawlinson, che dopo la sua morte, nel 1755, donò dei fondi per costituirla e Joseph Bosworth che nel 1858 ricoprì quell’incarico e volle aggiungere anche il proprio nome – nel 1925 e la mantiene fino al 1945, anno in cui diviene Professore al Merton College.
[21] Esperanto Enthusiasts To Hold Conference, in «The Sidney Morning Herald», 1 gennaio 1952, p. 2.
[22] Christopher Tolkien, Un vizio segreto, in Il medioevo e il fantastico, Bompiani, 2013, p. 283.
[23] Humprhey Carpenter; Christopher Tolkien, J.R.R. Tolkien. La realtà in trasparenza, Bompiani, n. 180.
[24] AA.VV., Esperanto in the Educational World, in «International Language», London, vol. VIII, May 1931, p. 87.
[25] Walter Ramsden D.M. Dottore in medicina (1868-1947), lo ritroviamo menzionato in una lettera che Tolkien scrive al figlio Christopher il 31 maggio 1944, nella quale racconta al figlio di aver cenato il giovedì precedente (25 marzo), con «tre vecchi signori che sono stati molto gentili»: H. L. Drake, Walter Ramsden e L. E. Salt, del Pembroke College dove Tolkien aveva una borsa di studio per professori [Humprhey Carpenter; Christopher Tolkien, J.R.R. Tolkien. La realtà in trasparenza, Bompiani, n. 72].