Beowulf
A cura di David Wright
Penguin Books, Londra
1° ed. 1957, pp. 122
Brossura
Il traduttore
David Wright è nato a Johannesburg,
in Sud Africa nel 1920 e, a sette anni, a causa della perde l’uso dell’udito.
Nel 1934 si trasferisce in Inghilterra dove frequenta prima la Scuola per sordi
di Northampton e poi si laurea nel 1942 presso l’Oriel College di Oxford.
Noto poeta, ha collaborato con
molti gironali e riviste (Sunday Times, Nimbus ecc) ha inoltre curato, tra gli
altri, la traduzione in prosa de The
Canterbury Tales (Panther Books, 1965) e di Beowulf.
Il libro
Il libro si apre con l’introduzione
e note sulla traduzione. A seguire il testo del Beowulf tradotto da Wright con relative note. È presente anche una
ricca appendice con tre mini saggi sull’Auotr, il manoscritto e la bibliografia
del Beowulf; Sutton Hoo e Beowulf (nei pressi di Woodbridge, Sutton Hoo, è dove
sono stati ritrovati due cimiteri anglosassoni del VI e VII secolo, uno dei
quali conteneva la nave funeraria completa); ela tavola genealogica.
Chiude il volume un Glossario dei
nomi propri.
Wright riconosce nel suo saggio
che è stato Tolkien, in Beowulf: The Monsters and the Critics, il primo a dimostrare
che la costruzione della poesia è più sottile di quanto si pensasse:
For the poem is a bit of a rag-bag
as well, stuffed with fragments from the history of Scandinavian tribes, and
spilling over with untidy-looking references to apparently irrelevant events
and legends. But Professor J.R.R. Tolkien, in his famous essay, Beowulf: The
Monsters and the Critics, was one of the first to show that the construction of
the poem was rather more subtle than had been thought. He pointed out that it
depended, like the alliterative measure in which the poem is written, on a
balance – thesis and antithesis – rather than straightforward narrative. Thus
the poem begins, and ends, with a funeral; and the first part, which tells of
the hero’s youth, is in contrast to the second, which deals with his old age.