Il
prossimo 11 dicembre, a New York, Sotheby's metterà all’asta il lotto
345 che comprende due lettere autografe di Tolkien inviate
a William Galbraith. Le lettere riportano le date dell’8 marzo e 12 aprile
1956,
Sulla
seconda pagina della lettera del 12 aprile si leggono interessanti passaggi
riferiti al Signore degli Anelli: il primo geografico e il secondo poetico.
Riferimento
geografico
Rispondendo
probabilmente a una domanda di Galbraith sulla geografia della Terra di Mezzo,
Tolkien scrisse:
“La Contea, naturalmente, dovrebbe occupare approssimativamente la posizione dell'Inghilterra, Mordor in Grecia o nell'Egeo".
Tolkien scrive a
Galbraith:
Troll sat alone è stato scritta deliberatamente sull'aria di A fox went out on a winter's night
Troll sat alone è l’incipit di una
ballata che ritroviamo nella Compagnia
dell’Anello eseguita da Sam. Nel capitolo “Fuga dal Guado”, alcuni giorni
dopo che Frodo era stato ferito con un pugnale morgul ai piedi di Colle Vento
dal Re stregone di Angmar, signore dei Nazgûl, Grampasso/Aragorn, Merry,
Pipino, Sam e lo stesso Frodo dolorante, giunsero nel luogo dove si trovavano pietrificati
tre enormi Troll.
I tre erano Berto, Maso e Guglielmo la cui storia della pietrificazione
è narrata ne Lo Hobbit. A ricordarlo
lo stesso Tolkien in quel capitolo:
Grampasso avanzò disinvoltamente. «Alzati, vecchia pietra!», disse, rompendo il bastone sulla schiena del Troll curvo.Non accadde nulla. Ci fu un’esclamazione di sorpresa da parte degli Hobbit, seguita nientemeno che da una risata di Frodo. «Ebbene!», disse. «Ci stiamo dimenticando la storia di famiglia! Questi devono essere quei tre Troll sorpresi da Gandalf a litigare sul miglior modo di cucinare tredici Nani ed un Hobbit».
«Non avevo la più pallida idea che fossimo da quelle parti», esclamò Pipino. Conosceva bene la storia, che Bilbo e Frodo avevano raccontato parecchie volte; ma a dir vero non vi aveva mai prestato fede. Anche adesso adocchiava sospettosamente i Troll di pietra, temendo in cuor suo qualche magia che li riportasse improvvisamente in vita.
«Vi state non solo dimenticando della storia di famiglia, ma anche di tutto ciò che sapevate sui Troll», disse Grampasso. «In piena luce del giorno cercate di spaventarmi con una favola di Troll vivi che ci stanno aspettando in una radura! E comunque vi potevate accorgere del nido d’uccelli appollaiato sull’orecchio di uno di essi. Sarebbe un ornamento alquanto insolito per un Troll vivo e vegeto!». Scoppiarono tutti a ridere. Frodo si sentiva rinfrancar lo spirito: il ricordo della prima avventura di Bilbo coronata da successo era riconfortante. Anche il sole si era fatto caldo e affettuoso, e la nebbia innanzi ai suoi occhi pareva diradarsi. Riposarono qualche tempo nella radura e consumarono la colazione all’ombra, nel bel mezzo delle imponenti gambe dei Troll.
Fu
in quel momento che Merry disse: «Perché qualcuno non canta qualcosa, mentre il
sole ancora in cielo? Sono giorni che non sentiamo un racconto o una canzone!».
Intervenne Frodo dicendo:
«Mi sento molto meglio, ma non credo che sarei in grado di cantate. Forse sondando la sua memoria Sam troverà qualcosa».«Coraggio, Sam!», disse Merry. «C’è più di quel che vuoi far credere nel tuo vecchio testone!».«Se lo dite voi», disse Sam. «Ma che ve ne pare di questo? Non è quel che io chiamo vera e propria poesia, per intenderci; soltanto un po’ di sciocchezze. Ma quei vecchi personaggi me l’hanno fatto venire in mente». E alzandosi in piedi, con le mani incrociate dietro la schiena come se fosse a scuola, incominciò a cantare modulando su una antica melodia le seguenti parole:
Sul suo sedile in pietra il Troll solo se ne stava…
La storia di Troll sat alone e quella di The Fox
The Root of the Boot Leeds University Archive |
Di
questa poesia esistono diverse versioni di Tolkien. La prima è del 1926 e s’intitolava
Pero and Podex (Boot and Bottom)
e poi la successiva The Root of the Boot pubblicata (senza l’autorizzazione di Tolkien) nel 1936 all’interno
della raccolta Songs for the
Philologist. Una successiva e meno sofisticata versione della poesia è
quella inserita nel Signore degli Anelli,
e su menzionata, poi ristampata nelle Avventure di Tom Bombadil.
Esistono anche un’altra versione, questa volta audio, registrate dallo stesso Tolkien
nel mese di agosto del 1952 e inserita nel disco J. R. R. Tolkien Reads andSings His “The Hobbit” and “The Fellowship of the Ring” (Caedmon TC 1477).
Per la versione The
Root of the Boot in Songs for the Philologist, avevamo
appreso da Christopher Tolkien, nel volume VI della History of Middle-earth, The
Return of the Shadow cap. III I The
First Phase, che: “My father was
extremely fond of this song, which went
to the tune of The fox went out on a
minter's night”.
Ascolta la voce di Tolkien
Ritornando
al capitolo Fuga dal Guado, riferendosi
al ritmo che Sam seguì per cantare la poesia, Tolkien scrive “incominciò a
cantare modulando su una antica melodia” e, come scritto a William Galbraith,
era proprio quello di A fox went out on a
winter's night.
The Fox è una canzone popolare inglese le cui
origini vanno ricercate in una poesia in medio inglese del XV secolo giunta
fino a noi in due versioni: la prima nota come The Fox and the Goose, e la seconda The False Fox. Nel 1810, le prime quattro strofe, furono inserite
da Jospeh Ritson a pagina 41 del suo libro Gammer
Gurton's garland con il titolo Dame
Widdle Waddle. Sono anche noti due
volumi illustrati: The fox went out on a chilly night:
an old song (1961) illustrato
da Peter Spier e Fox went out on a chilly
night di Wendy Watson.