lunedì 16 maggio 2016

Troilus and Criseyde, firmato e annotato da J.R.R. Tolkien

Questo è un libro appartenuto, firmato e annotato da J. R. R. Tolkien. Si tratta di un testo di Chaucher, Troilus and Criseyde, curato da Raymond Cullis Goffin nel 1935. Il libro proviene dalla sua personale libreria. Alcuni mesi fa ero quasi riuscito ad acquistarlo ma mi precedette un altro amico collezionista inglese. Oggi, grazie a lui, sono riuscito a portarlo nella mia collezione personale. Un pezzo straordinariamente bello.


Troilus and Criseyde
di Caucher
Ridotto e curato da Raymond Cullis Goffin,
Oxford University Press
1° ed. 1935, pp. xxxiv, 131
Rilegato


Il libro appartenuto a Tolkien
Il libro è appartenuto a J. R. R. Tolkien così come testimonia la sua firma apposta a matita sulla prima pagina bianca. All'interno del volume vi sono diverse correzioni e annotazioni apposte da Tolkien che mostrano come di questo libro Tolkien ne abbia fatto uso. Tra le annotazioni, una al fianco del libro Il Filostrato in cui Boccaccio riscrive la storia, preso, secondo la tradizionale critica, come prima fonte da Chaucer. Tolkien vi annotò:
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Il libro
Troilo e Criseide (Troilus and Criseyde), scritto in rima reale da Geoffrey Chaucer, è considerato un esempio di romanzo cortese e narra la tragica storia d'amore del principe troiano, Troilo, e Criseide.
Anche se per la prima volta menzionato da Omero, la storia di Troilo e Criseide venne scritta per la prima volta da Benoît de Sainte-Maure, nel suo poema Roman de Troie. A sua volta, William Shakespeare riprende la storia di Chaucer nel suo Troilo e Cressida. Il poema venne continuato da Robert Henryson nel suo Testamento di Cressida.


Tolkien, il libro e Chaucer
La storia di Troilo e Criseide era nota a Tolkien, ovviamente, già durante il periodo di studio all’Exeter College. Il 17 aprile 1913, infatti, sulla Oxford University Gazette furono pubblicati i risultati degli Honour Moderations (o Mods), una prima serie di esami che si svolgevano durante la prima parte del corso di laurea, presso l'Università di Oxford per alcuni corsi. I Mods per gli studi classici, quelli seguiti da Tolkien, erano considerati gli esami più difficili al mondo, anche se negli anni sono stati modificati con l’esclusione sia della lingua latina che greca e con la riduzione degli scritti.
Gli studenti che superavano con successo i Mods passavano a studiare nel corso di laurea sui Classici (Antica Roma, Antica Grecia, latino, greco antico e filosofia) Literae humaniores. Tolkien, che fu menzionato come studente sia in Lingua e Letteratura medievale che in Lingue moderne e letteratura diversa dall’inglese, fu ammesso alla II classe. Come tale, era tenuto a leggere molti testi nella loro lingua originale nel corso dei successivi sette semestri così come elencati nel Regulations of the Board of Studies del College, su cui poteva essere esaminato alla fine del Trinity term del 1915. Tra quelli elencati c’era anche il testo di Caucher Troilus and Criseyde che Tolkien cita in un suo discorso sul Kalevala, poema epico finlandese composto da Elias Lönnrot nella metà dell'Ottocento, che tenne alla Sundial Society del Corpus Christi College di Oxford il 22 novembre 1914 e lo ripropose all’Essay Club dell Exeter College nel febbraio 1915. Il testo è stato recentemente pubblicato nel suo La storia di Kullervo, curato Verlyn Flieger. Il riferimento che Tolkien fece fu proprio alla tragica storia d’amore narrata di Chaucer:
C’è forse anche un terzo caso che finora non ho considerato; potreste semplicemente avere un atteggiamento ostile e prendere la prima nave per tornare alla vostra terra. In questo caso. prima che ve ne andiate, vi auguro presto, penso che sia giusto farvi presente un fatto: se gli eroi del Kalevala sembrano dimostrare una singolare mancanza di dignità nel senso convenzionale del termine e sono facili alle lacrime e ai rapporti scorretti, a essere sinceri non hanno meno dignità e non sono meno complicati di un amante medievale che va a letto per sfogarsi della crudeltà della sua dama, la quale non ha pietà per lui e lo condanna a struggersi fino alla morte; per poi sorprendersi quando gli viene gentilmente fatto notare che la povera dama al momento non sa nulla del suo affetto. Gli amanti del Kalevala sono più evoluti e accettano una gran quantità di rifiuti. Non c’è alcun Troilo che chiede a Pandaro di portare avanti un goffo corteggiamento in sua vece: semmai c’è la suocera che contratta sottobanco e dà cinici consigli alle ragazze per spazzare via anche le speranze più forti. (La storia di Kullervo, 107-108)
E come annota la Flieger nel suo commento al testo:
Tolkien potrebbe riferirsi alla storia narrata nel poema di Chaucher, Troilo e Criseide, o alla tragedia di Shakespeare Troilo e Cressida. ln entrambe le opere, lo zio di Cresseida, Pandaro, fa da intermediario tra i due amanti. (La storia di Kullervo, 145)


Tolkien cominciò a leggere Chaucer da giovanissimo (nel 1903 sotto George Brewerton che gli suggerirà di leggerlo in originale) e da professore di Lingua e Letteratura inglese lo aveva letto e studiato e diversi furono gli spunti che l’autore dei Racconti di Canterbury suggerì all’autore del Signore degli Anelli.
Il 16 maggio 1931 Tolkien lesse un componimento dal titolo Chaucer as a Philologist: The Reeve’s Tale alla Philological Society in Oxford sull'uso di Chaucer del dialetto del Medio inglese settentrionale come uno gioco linguistico. Il testo fu pubblicato solo nel 1934 sulla rivista della società Transactions of the Philological Society (è possibile leggerlo Qui).

Tolkien si ritrovò anche a interpretarlo su invito di John Masefield a cui risponderà con una lettera datata 27 luglio 1938:
Privatamente, tra studiosi di Chaucer, potrei forse dire che quei versi mi sembra alludano all'erronea convinzione che Chaucer sia stato il primo poeta inglese e che prima di lui tutto fosse muro e barbaro. questo naturalmente non e vero […] Nei lunghi 1200 anni di tradizione letteraria dell'lnghilterra, Chaucer sta in mezzo piuttosto che all'inizio, e inoltre io non la sento come primaverile ma autunnale, anche se all'inizio dell'autunno. E non simile a un re, ma a un borghese (Lettera n. 32).
Tolkien il 3 agosto 1938 durante la Summer Diversions organizzata da Masefield e Nevil Coghill, interpretò Chaucer, indossando una tunica, il turbante, il liripipe verde (la cornetta o becco lungo del capperone), e una finta barba bipartita, recitando a memoria Il racconto del cappellano delle monache tratto dai Racconti di Canterbury.


Tolkien, poi, accettò l’invito dell’Università di Glasgow per il W. P. Ker Lecturerships e suggerì come argomento una lezione sul Sir Gawain e il Cavaliere Verde. La conferenza si tenne il 15 aprile del 1953 davanti ad un pubblico di 300 persone presso l'Università di Glasgow e si concludeva con:
Galvano e il Cavaliere Verde rimane il poema narrativo meglio concepito e meglio strutturato del XIV secolo, e invero dell'intero Medioevo inglese, con una sola eccezione. Ha un rivale, che mira a essergli pari, non superiore, nel capolavoro di Chaucer Troylus and Criseyde. Che è più ampio, più lungo, più intricato, e forse più sottile, anche se non più saggio o più intelligente, e certamente meno nobile. Ed entrambi questi poemi trattano, da diversi punti di vista, del problema che ha tanto occupato le menti inglesi: le relazioni della Cortesia e dell'Amore con la moralità e la morale cristiana, e la Legge Eterna. (Medioevo e il fantastico, 166)
Il testo di quella conferenza fu poi pubblicato in Il medioevo e il fantastico (The Monsters and the Critics and Other Essays) curato da suo figlio Christopher Tolkien.

E Chaucer fu “presente” anche nel suo Discorso di commiato all’Università di Oxford, che tenne dopo il suo ritiro dall’insegnamento il 5 giugno 1959, pronunciato in un momento in cui sembrava essere in cattivi rapporti con molti dei suoi colleghi della facoltà. Egli si espresse sullo scontro tra Letteratura (“critici”) e Linguaggio (“filologi”) dove: «La “filologia”, l'amore per le lettere, è il fondamento degli studi umanistici; la “misologia”, l'odio per le lettere, è una malattia, un difetto che rende inabili a tali studi.» (Medioevo il fantastico, 321). E nel parlare dell’abuso che secondo lui si faceva del termine lingua, in senso troppo generalistico e:
allo stesso modo il termine viene applicato a sproposito da punto di vista cronologico. Nella parlata locale, esso copre di solito tutto quello che, nel nostro raggio storico, è medievale o ancora più antico. La letteratura anticoinglese e medioinglese, quali che siano i suoi meriti intrinseci o la sua importanza storica, diviene soltanto «lingua». Eccettuato naturalmente Chaucer. I suoi meriti come grande poeta sono troppo ovvii per poter venire oscurati; sebbene sia stato in effetti lo studio della lingua, ovvero la filologia, a dimostrare come solo lo studio della lingua può fare, due cose di primaria importanza letteraria: che egli non fu un maldestro iniziatore, ma un maestro di sapienza metrica; e che egli fu un erede, un punto mediano, e non un «padre». (Medioevo il fantastico, 332)
Sollevando l’interrogativo:

Ma se si richiede una conoscenza della storia d'Inghilterra, che per quanto utile è più remota, perché non si pretende anche una conoscenza della storia dell'inglese? Non ci sono dubbi sul fatto che questo punto di vista sia compreso più ampiamente di quanto non fosse un tempo, da entrambe le parti. Ma le menti sono ancora confuse. Diamo ancora uno sguardo a Chaucer, questo vecchio poeta nella terra di nessuno della disputa. Intorno a lui, non molto tempo fa, si è lavorato di ascia e di coltello, laggiù, in mezzo fili spinati tesi fra Ling [filologi] e Leti [critici]. Quando ero un esaminatore giovane ed entusiasta, pronto ad assumermi il fardello dei miei colleghi letterati (prospettiva che accolsero con rumorosi mormorii di disapprovazione), mi offrii per preparare le prove scritte su Chaucer, o per aiutare a leggere gli elaborati. Fui sbalordito dal calore e dall'ostilità con cui venni rifiutato. Avevo le mani sporche: ero Ling. (Medioevo il fantastico, 335)
Anche questo discorso fu poi inserito da Christopher ne Il medioevo e il fantastico che invito a leggere con attenzione.

E Chaucer fu anche presente nel saggio God and Man in Troilus and Criseyde di T. P. Dunning pubblicato in English and Medieval Studies Presented to J. R. R. Tolkien on the Occasion of his Seventieth Birthday, il volume di studi in onore del suo settantesimo compleanno, festeggiato nel 1962, che raccoglie testi di ventidue tra ex allievi, amici e colleghi in riconoscenza dei grandi contributi alla Filologia e la Letteratura inglese medievale.

Testi consigliati

CARPENTER, Humprey; TOLKIEN, Cristopher (a cuta di)
La Realtà in trasparenza. Lettere, Milano: Bompiani, 2001

DAVIS, Norman; WRENN C. L. (a cura di)
English and Medieval Studies Presented to J. R. R. Tolkien on the Occasion of his Seventieth Birthday, London, George Allen and Unwin, 1962

SCULL, Christina; HAMMOND, Wayne G.
The J. R. R. Tolkien Companion and Guide: Chronology, London: HarperCollins, 2006

SHIPPEY, Tom
Combattendo la lunga sconfitta: la filologia nella vita e nelle opere diTolkien, (traduzione di Alberto Ladavas) in Franco Manni, «Endore», n. 16

TOLKIEN J. R. R.; TOLKIEN, Christopher (a cura di)
Il medioevo e il fantastico, Milano Bompiani, 2013

TOLKIEN J. R. R.; FLIGER, Verlyn (a cura di)
La storia di Kullervo, Milano: Bompiani, 2015.