mercoledì 13 febbraio 2019

Tolkien, San John Henry Newman e il venerabile Mindszenty




Il 12 febbraio 2019 Papa Francesco, durante l’udienza avuta con il prefetto della Congregazione delle cause dei santi, cardinale Giovanni Angelo Becciu, ha autorizzato la promulgazione di una serie di decreti del dicastero vaticano per l’elevazione di due nuovi santi, un beato e cinque nuovi venerabili (due gli italiani). 

Quanto autorizzato dal Santo Padre, oltre a riempirci il cuore, non può lasciare indifferenti chi si occupa di studiare la vita e le opere di Tolkien poiché tra loro vi sono due figli della Chiesa che sono legati alla vita del professore di Oxford: i cardinali John Henry Newman e József Mindszenty. Del loro legame con John Ronald Reuel Tolkien avevo avuto modo di parlarne in due distinti articoli su questo blog nel 2016 ma, alla luce di questa bella notizia, ritengo utile ricostruire quel rapporto sotto un unico titolo.

Prima di illustrare qual è il legame tra i cardinali Newman e Mindszenty e Tolkien, ebbene riassumere le loro sante vite.

Il venerabile John Henry Newman presto sarà santo
Filosofo, teologo e cardinale inglese era il primo di sei fratelli. Nato a Londra il 21 febbraio 1801 da padre banchiere a madre discendente da ugonotti emigrati dalla Francia, nel 1808 cominciò a frequentare la scuola di Ealing e nel 1816, sotto l’influsso del pastore calvinista Walter Maser, abbracciò la fede protestante. L’anno dopo entrò al Trinity College di Oxford, ottenendo il Bachelor of Arts e nel 1822 fu eletto Fellow dell’Oriel College. Divenne diacono della Chiesa Anglicana nel 1824 e coadiutore della parrocchia di St. Clement ad Oxford e, il 29 maggio 1825, venne ordinato sacerdote anglicano. Dal 1826, e per sei anni, come tutor nell’Oriel College mantenne contatti con Hurrel Froude, Pusey e John Keble, Due anni più tardi, e fino al 1843, divenne parroco nella chiesa universitaria di St Mary. Significativo fu il viaggio nell’Europa meridionale con Froude, dove ebbe modo di visitare Malta, la Sicilia, Corfù e Roma incontrando, nel Collegio Inglese, il futuro Arcivescovo cattolico di Westminster, Nicholas Wiseman. Durante questo periodo scrisse il poema pubblicato poi due anni dopo, Lyra Apostolica, e il poemetto nel quale manifestò la sua fiducia nella Provvidenza che lo avrebbe aiutato a realizzare una speciale missione, Lead, Kindly, Light.

Di ritorno a Oxford, il 14 luglio 1833, ascoltò il discorso di John Keble, National Apostasy, con il quale si diede vita all’Oxford Movement, di cui poi Newman divenne la figura più importante. Con William Palmer, Keble, Froude e Pusey, diede alle stampe, tra il 1833 e il 1841, Tracts for the Times, composto da 90 saggi e di questi 26 scritti da Newman, compreso il Tract 90. In quest’ultimo, Newman rielaborò i trentanove articoli della Chiesa Anglicana in un’ottica cattolica, che gli valsero la condanna dell’“Hebdomadal Board” dell’Università di Oxford, con la relativa sconfessione di 42 vescovi anglicani che lo condusse a lasciare la guida di St. Mary e a ritirarsi nell’aprile 1842 assieme ad altri amici a Littlemore. Lì maturò la sua conversione alla Chiesa Cattolica mentre lavorava alla stesura del famoso Essay on development of christian Doctrine. Durante la permanenza a Roma nel 1846 assieme ad alcuni compagni anglicani convertitisi al cattolicesimo, e partito senza aver ancora deciso se entrar a far parte di un ordine religioso o diventare un sacerdote secolare, pensò di entrare nell’ordine dei Redentoristi ma alla fine preferì l’Oratorio di San Filippo Neri, Dopo avervi aderito chiese al Papa il permesso di fondare l’Oratorio a Birmingham e di modificare e rivedere le Costituzioni dell’Oratorio romano in funzione della realtà inglese. Newman e sei altri compagni iniziarono il noviziato in un’ala messa a disposizione per loro nell’abbazia di Santa Croce dove, in pochi mesi, scrissero le Costituzioni, la spiritualità e le tradizioni dell’Oratorio. 

Il 2 febbraio 1848 fu ordinato sacerdote e, su incoraggiamento dello stesso papa Pio IX, diede vita al primo Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra che, dopo diversi spostamenti, s’insediò a Edgbaston, una zona residenziale di Birmingham. Dal 1854 al 1859, Newman divenne rettore dell’Università Cattolica di Dublino e nel 1878, fu eletto first honorary fellow del Trinity College di Oxford. Fu elevato a cardinale il 12 maggio 1879, su istanza di S.E. William Ullathorne, da Papa Leone XIII, che gli riconobbe “genio e dottrina”. Il motto scelto dal neo cardinale fu cor ad cor loquitur. Celebrò la sua ultima Messa in pubblico il giorno di Natale del 1889, per poi lasciare questa terra nella sua camera a Edgbaston l’11 agosto 1890. L’epitaffio scolpito sulla sua tomba che egli stesso scrisse fu Ex umbris et imaginibus in veritatem (Dall’ombra e dai simboli alla verità) a memoria della sua crescita confessionale.


Il 19 settembre 2010 Papa Benedetto XVI beatificò John Henry Newman con una cerimonia nei pressi della Casa dell’Oratorio, a Rednal, dove riposano le spoglie mortali del cardinale, durante il viaggio apostolico nel Regno Unito.
Per lo studioso inglese Roderick Strange, il cardinale Newman « Da convertito ha portato nella Chiesa di Roma una sensibilità tutta inglese, dimostrando come sia possibile essere inglesi e cattolici allo stesso tempo ».

Il cardinale Mindszenty incarcerato dai nazisti e perseguitato dal regime comunista
Nacque nel 1892 nel villaggio ungherese di Mindszent e, dal 1941, scelse di cambiare il suo cognome in Mindszenty, con riferimento alla sua città natale. Presbitero nel 1915, nel 1919 divenne sacerdote e, in quanto tale, fu incarcerato dai comunisti di Béla Kun saliti al potere in Ungheria. Vescovo di Veszprém nel 1944, il 25 marzo fu consacrato nella cattedrale di Strigonio, e tra il 1944 e il 1945, incarcerato nuovamente dai nazisti. Agli inizi di ottobre fu nominato primate d’Ungheria e arcivescovo di Strigonio e nel febbraio 1945, Papa Pio XII lo elevò Cardinale. Per questo suo ruolo divenne una minaccia per il regime ungherese, ormai satellite dell’Unione Sovietica, e il giorno di Santo Stefano del 1948 fu arrestato dalla polizia mentre era in episcopio. Per fargli ammettere crimini inesistenti contro il regime comunista fu sottoposto ad ogni sorta di umiliazione e tortura che lo videro condannato all’ergastolo dopo un processo-farsa. I continui soprusi lo portarono a cedere e firmare l’accusa che lo voleva cospiratore del regime, ma un filo di lucidità gli fece apporre in calce la sigla C.F. (coactus feci, ossia “firmai perché costretto”). Il caso Mindszenty creò un forte eco internazionale a suo sostegno che vide anche coinvolto lo stesso J. R. R. Tolkien, come vedremo in seguito. Dopo otto lunghi anni tra prigionia e arresti domiciliari, contraendo anche la tubercolosi e subendo l’umiliazione più grande di non poter leggere testi sacri, inginocchiarsi o pregare, nel 1956, con la sollevazione popolare fu liberato. Ma la reazione sovietica riportò il regime al potere e lui fu costretto a trovare rifugio a Budapest nell’Ambasciata americana e ad essere assente ai conclavi del 1958 e del 1963. Grande oppositore del regime comunista condusse una lunga battaglia contro alcuni comportamenti vaticani come la nomina dei vescovi graditi al regime, rifiutando qualsivoglia compromesso. Mindszenty si ritrovò a vivere la nuova politica conciliante con i regimi comunisti avviata dal vaticano negli anni sessanta e guidati dal cardinale Agostino Casaroli, nominato Responsabile del dialogo con i Paesi del Blocco dell’Est, che incontrò più volte. Casaroli lo considerava un ostacolo alla sua missione di conciliazione pur ammirandolo per la forza d’animo e la grandezza spirituale e morale. Rifiutò di vivere presso la Santa Sede ma, nel 1971, dopo l’intervento del presidente americano Nixon, si trasferì a Roma. Successivamente si trasferì a Vienna, nel collegio ungherese di Pázmámy e da lì continuò la sua opera di testimonianza delle crudeltà del comunismo fino al novembre 1973, dopo che il regime ungherese aveva ottenuto dal vaticano il suo silenzio, quando Paolo VI gli chiese di dimettersi da primate di Strigonio. Dopo un rispettoso diniego, lo stesso pontefice lo sollevò dall’incarico. Morì a Vienna il 6 maggio 1975 morì per un arresto cardiaco a seguito di un intervento chirurgico e nel 1991 le sue spoglie furono trasportate solennemente da Mariazell a Strigonio e tumulate nella cripta della cattedrale di Nostra Signora e di sant’Adalberto. Lo stesso anno in Italia l’editore Rusconi pubblicò le sue Memorie tradotte dal tedesco da Biagio Marenco. Il 22 ottobre 1996 è stata avviata la causa di canonizzazione e la definitiva riabilitazione legale, politica e morale si è avuta nel 2012 dalla Procura generale ungherese che ha posto fine all’infamia subita nel processo-farsa del 1949.

Il legame tra Tolkien, Newman e Mindszenty
Il legame tra Tolkien e il cardinale Newman è “mediato” da una delle figure più importanti della vita del futuro autore del Signore degli Anelli, padre Francisco Xavier Morgan Osborne figlio di Francis Morgan, un gallese che si stabilì nella cittadina spagnola di El Puerto de Santa María come produttore ed esportatore di sherry. Francis Morgan sposò la spagnola Maria Manuela Osborne y Bohl de Faber (figlia del britannico Thomas Osborne, fondatore delle cantine Osborne, e Aurora Bohl de Faber, sorella di Cecilia Bohl de Faber, meglio conosciuta con lo pseudonimo letteraria di Fernan Caballero). Francis Xavier, uno dei loro cinque figli, fu mandato da bambino a studiare in Inghilterra presso il’Oratorio di Birmingham, dove fu allievo di padre John Henry Newman. Alla fine della scuola primaria frequentò il liceo a Londra, dall’allora vescovo Thomas John Capel, e poi l'Università cattolica di Leuven. Due anni dopo fece ritorno all’Oratorio di Birmingham come novizio. Nel 1880 accompagnò padre John Norris, prefetto dell'Oratorio di Birmingham, a Roma dove incontrarono papa Leone XIII e, al suo ritorno, accompagnò il neo cardinale Newman durante il suo soggiorno nella residenza londinese del Duca di Norfolk, dove gli furono resi gli onori cardinalizi. Dopo la sua ordinazione nel 1883, Francis Xavier aderì attivamente alla comunità di San Filippo Neri dell’Oratorio di Birmingham.
Padre Francis Morgan fu confessore e padre spirituale di Mabel, la madre di Tolkien che, nell’aprile 1904, dopo un ricovero in ospedale, entrò in coma diabetico e morì. Una perdita che portò Tolkien a scrivere::
la mia cara madre è stata veramente una martire; non a tutti Dio concede di percorrere una strada così facile, per arrivare ai suoi grandi doni, come ha concesso a Hilary e a me, dandoci una madre che si uccise con la fatica e le preoccupazioni per assicurarsi che noi crescessimo nella fede.

Mabel, che teneva molto all’educazione cattolica dei figli e viveva il timore che alla sua scomparsa i familiari potessero riportarli sulla strada dell’anglicanesimo, decise d’indicare nel suo testamento padre Francis Morgan loro tutore. Padre Morgan sistemò Ronald e Hilary temporaneamente a casa di una zia poco incline alla religione che viveva vicino all’Oratorio in modo che i due ragazzi, al mattino presto e prima di andare a scuola alla King Edward’s, potessero prima della colazione servire messa all’Oratorio. Padre Morgan contribuì anche economicamente al sostentamento dei fratelli Tolkien diventando per loro un secondo padre. Tolkien scrisse che:
Da lui ho imparato soprattutto la carità e la capacità di perdonare; e con questi insegnamenti ho superato persino l’oscurità “liberale” da cui provenivo, in cui si conosceva molto meglio "Maria la sanguinaria" che la Madre di Gesù. che non era mai stata menzionata se non come oggetto di una venerazione sbagliata da parte dei cattolici 

Con padre Morgan i fratelli passarono anche molte estati e Ronald cominciò il suo approccio con lo spagnolo grazie ai libri che padre Morgan aveva nella sua biblioteca, e del quale si servì anche per creare un linguaggio che chiamò Naffarin. Nel frattempo, il sacerdote decise di affittare una stanza in un quartiere non distante dall’Oratorio, presso il quale Ronald conobbe una persona che con lui avrebbe condiviso il resto della vita: Edith Bratt. Lo speciale rapporto nato tra Ronald ad Edith, però, non piacque a padre Morgan in quanto temeva che lo distogliesse dagli studi spingendolo a vietare che i due si vedessero o scrivessero fin al ventunesimo compleanno del ragazzo. Questo provocò in Tolkien un gran tormento diviso dal non poter passare del tempo con la persona che amava e dal non disubbidire al suo tutore. I Tolkien continuarono a frequentare l’Oratorio - nel 1909 da qui uscirono le tre pattuglie di Boy Scout guidate dai due fratelli Tolkien (Cfr. J. R .R. Tolkien l’esperantista. Prima dell’arrivo di Bilbo Baggins) - fino al 1911, anno del trasferimento a Oxford dopo aver ottenuto una borsa di studio per l’Exeter College. Tolkien ed Edith, poi, riuscirono a coronare il loro sogno e sposarsi nella chiesa di Santa Maria Immacolata a Warwick con rito cattolico celebrato da padre Murphy. Tolkien, in onore del suo tutore, battezzò il suo primo figlio, che poi diventerà sacerdote cattolico, John Francis Reuel.

Nel 1917 padre Morgan e i membri dell’Oratorio di Birmingham pubblicarono il volume Correspondence of John Henry Newman with John Keble and others, 1839-1845 (Longmans). Padre Francis Xavier Morgan morì l’11 giugno 1935 nell’Oratorio di Birmingham lasciando a ciascuno dei fratelli Tolkien una eredità di mille sterline. Curiosità legata alla beatificazione del cardinale Newman: la statua realizzata in onore del Beato e benedetta il 19 settembre 2010, a Cofton Park, dal Pontefice Benedetto XVI è stata realizzata dall’artista Tim Tolkien, bisnipote di J. R. R. Tolkien.


Oltre al legame con padre Morgan e l’Oratorio San Filippo Neri a Birmingham fondato dallo stesso cardinale Newman, c’è da ricordare che Tolkien fu membro attivo anche della Newman Association, nata nel 1942, e registrata cinque anni dopo, con l’intento di riunire i laureati cattolici e approfondire i temi della fede cristiana. Il sodalizio cattolico s’ispira sin dalla sua fondazione al Cardinale che voleva “un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere” (The Present Position of Catholics in England, IX, 390). 
Ed è proprio questa sua esperienza associativa a rappresentare l’anello di contatto con il futuro venerabile Mindszenty e nello specifico, il momento dell’ingiusta incarcerazione dell’allora cardinale per mano del regime comunista ungherese.
Come si è scritto, infatti, l’arresto del cardinale Mindszenty nel 1948 provocò fortissime reazioni nell’ambiente cattolico in tutto il mondo e diversi furono gli appelli in favore della sua scarcerazione. Nel Regno Unito si schierò la Newman Association di cui faceva parte Tolkien, che redasse un appello pubblico a favore della scarcerazione del cardinale Mindszenty inviato al The Times affinché lo rendesse pubblico. Il testo è stato ritrovato nel 2011 da Douglas A. Anderson che lo pubblicò sul suo blog.

Tra i firmatari compare il nome di J. R. R. Tolkien.

CARDINAL MINDSZENTY
TO THE EDITOR OF THE TIMES

Sir,-On behalf of the Newman Association, composed of some 1,500 Catholic professors and other Catholic graduates of the British universities, we wish to register a strong protest against the action of the Hungarian Government in arresting the Cardinal Primate of Hungary. During the last three years we have see many examples of the ever-extending violation of freedom in countries under Soviet domination or Soviet influence. The arrest of the Cardinal Primate is the climax of a whole series of such incidents in Hungary and elsewhere, but from our experience of the present and the past we look forward with a very real apprehension. No one can claim any longer to be safe. The time has now arrived when it must be made clear, without diplomatic equivocation, that the conscience of the civilized world is shoched by the denial of religious liberty in Hungary and other areas of eastern and central Europe.
The arrest of the Cardinal Primate is almost without precedent in the last 1,000 years. It must be made clear beyond dispute to the Hungarian Government that by their action they have forfeited the respect of thinking men and women of all the western nations, and that they have made a mockery of all movements by the United Nations and other agencies for the promotion of peace based on justice and freedom. We regard it as the duty of the British Government to make emphatically clear to all concerned how deeply the people of Britain have been shocked by the action of the Hungarian Government.
We have the honour to be, Sir, your obedient servants,

Alexander Moncrieff, Honorary President; Leslie Aitchison, A. J. Allmand, Thomas Bodkin, A. Leyland Robinson, Edgar Prestage, G. Temple, J. R. R. Tolkien, Edmund Whittaker, F. de Zulueta, Honorary Vice-Presidents, Newman Association. 31, Portman Square, W.1.

«The Times», venerdì 28 gennaio 1949, p. 5.

Appendici

Si pubblicano due interessati documenti a vantaggio di chi vuol approfondire la conoscenza di queste due venerabili e santé figure della Chiesa.

SANTA MESSA CON BEATIFICAZIONE
DEL VENERABILE CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Cofton Park di Rednal - Birmingham
Domenica, 19 settembre 2010
    
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
la giornata odierna che ci ha portati qui insieme a Birmingham è di grande auspicio. In primo luogo, è il giorno del Signore, domenica, il giorno in cui nostro Signore Gesù Cristo risuscitò dai morti e cambiò per sempre il corso della storia umana, offrendo vita e speranza nuove a quanti vivevano nelle tenebre e nell’ombra della morte. Questa è la ragione per cui i cristiani in tutto il mondo si riuniscono insieme in questo giorno per dar lode e ringraziare Dio per le grandi meraviglie da lui operate per noi. Questa domenica particolare, inoltre, segna un momento significativo nella vita della nazione britannica, poiché è il giorno prescelto per commemorare il 70mo anniversario della “Battle of Britain”. Per me, che ho vissuto e sofferto lungo i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania, è profondamente commovente essere qui con voi in tale occasione, e ricordare quanti dei vostri concittadini hanno sacrificato la propria vita, resistendo coraggiosamente alle forze di quella ideologia maligna. Il mio pensiero va in particolare alla vicina Coventry, che ebbe a soffrire un così pesante bombardamento e una grave perdita di vite umane nel novembre del 1940. Settant’anni dopo, ricordiamo con vergogna ed orrore la spaventosa quantità di morte e distruzione che la guerra porta con sé al suo destarsi, e rinnoviamo il nostro proposito di agire per la pace e la riconciliazione in qualunque luogo in cui sorga la minaccia di conflitti. Ma vi è un ulteriore, più gioiosa ragione del perché questo è un giorno fausto per la Gran Bretagna, per le Midlands e per Birmingham. E’ il giorno che vede il Cardinale John Henry Newman formalmente elevato agli altari e dichiarato Beato.
Ringrazio l’Arcivescovo Bernard Longley per il cortese benvenuto rivoltomi questa mattina, all’inizio della Messa. Rendo omaggio a tutti coloro che hanno lavorato così intensamente per molti anni per promuovere la causa del Cardinale Newman, inclusi i Padri dell’Oratorio di Birmingham e i membri della Famiglia spirituale Das Werk. E saluto tutti coloro che sono qui venuti dall’intera Gran Bretagna, dall’Irlanda e da altrove; vi ringrazio per la vostra presenza a questa celebrazione, durante la quale rendiamo gloria e lode a Dio per le virtù eroiche di questo sant’uomo inglese.
L’Inghilterra ha una grande tradizione di Santi martiri, la cui coraggiosa testimonianza ha sostenuto ed ispirato la comunità cattolica locale per secoli. E tuttavia è giusto e conveniente che riconosciamo oggi la santità di un confessore, un figlio di questa Nazione che, pur non essendo chiamato a versare il proprio sangue per il Signore, gli ha tuttavia dato testimonianza eloquente nel corso di una vita lunga dedicata al ministero sacerdotale, specialmente alla predicazione, all’insegnamento e agli scritti. E’ degno di prendere il proprio posto in una lunga scia di Santi e Maestri di queste isole, san Beda, sant’Hilda, san Aelredo, il beato Duns Scoto solo per nominarne alcuni. Nel beato John Henry quella gentile tradizione di insegnamento, di profonda saggezza umana e di intenso amore per il Signore ha dato ricchi frutti quale segno della continua presenza dello Spirito Santo nel profondo del cuore del Popolo di Dio, facendo emergere abbondanti doni di santità.
Il motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, “il cuore parla al cuore”, ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio. Egli ci rammenta che la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente nell’immagine divina. Come scrisse in uno dei suoi forbiti sermoni: “l’abitudine alla preghiera, che è pratica di rivolgersi a Dio e al mondo invisibile in ogni stagione, in ogni luogo, in ogni emergenza, la preghiera, dico, ha ciò che può essere chiamato un effetto naturale nello spiritualizzare ed elevare l’anima. Un uomo non è più ciò che era prima; gradualmente… ha interiorizzato un nuovo sistema di idee ed è divenuto impregnato di freschi principi” (Parochial and plain sermons, IV, 230-231). Il Vangelo odierno ci dice che nessuno può essere servo di due padroni (cfr Lc 16,13), e l’insegnamento del Beato John Henry sulla preghiera spiega come il fedele cristiano si sia posto in maniera definitiva al servizio dell’unico vero Maestro, il quale soltanto ha il diritto alla nostra devozione incondizionata (cfr Mt 23,10). Newman ci aiuta a comprendere cosa significhi questo nella nostra vita quotidiana: ci dice che il nostro divino Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un “servizio ben definito”, affidato unicamente ad ogni singolo: “io ho la mia missione – scrisse – sono un anello in una catena, un vincolo di connessione fra persone. Egli non mi ha creato per niente. Farò il bene, compirò la sua opera; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità proprio nel mio posto… se lo faccio obbedirò ai suoi comandamenti e lo servirò nella mia vocazione” (Meditations and devotions, 301-2).
Lo specifico servizio al quale il Beato John Henry Newman fu chiamato comportò l’applicazione del suo sottile intelletto e della sua prolifica penna a molti dei più urgenti “problemi del giorno”. Le sue intuizioni sulla relazione fra fede e ragione, sullo spazio vitale della religione rivelata nella società civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato e a lungo raggio, non furono soltanto di importanza profonda per l’Inghilterra vittoriana, ma continuano ancor oggi ad ispirare e ad illuminare molti in tutto il mondo. Desidero rendere onore alla sua visione dell’educazione, che ha fatto così tanto per plasmare l’”ethos” che è la forza sottostante alle scuole ed agli istituti universitari cattolici di oggi. Fermamente contrario ad ogni approccio riduttivo o utilitaristico, egli cercò di raggiungere un ambiente educativo nel quale la formazione intellettuale, la disciplina morale e l’impegno religioso procedessero assieme. Il progetto di fondare un’università cattolica in Irlanda gli diede l’opportunità di sviluppare le proprie idee su tale argomento e la raccolta di discorsi da lui pubblicati come The Idea of a University contiene un ideale dal quale possono imparare quanti sono impegnati nella formazione accademica. Ed in verità, quale meta migliore potrebbero proporsi gli insegnanti di religione se non quel famoso appello del Beato John Henry per un laicato intelligente e ben istruito: “Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere” (The Present Position of Catholics in England, IX, 390). Oggi quando l’autore di queste parole viene innalzato sugli altari, prego che, mediante la sua intercessione ed il suo esempio, quanti sono impegnati nel compito dell’insegnamento e della catechesi siano ispirati ad un più grande sforzo dalla sua visione, che così chiaramente pone davanti a noi.
Mentre il testamento intellettuale di John Henry Newman è stato quello che comprensibilmente ha ricevuto le maggiori attenzioni nella vasta pubblicistica sulla sua vita e la sua opera, preferisco in questa occasione, concludere con una breve riflessione sulla sua vita di sacerdote e di pastore d’anime. Il calore e l’umanità che sottostanno al suo apprezzamento del ministero pastorale vengono magnificamente espressi da un altro dei suoi famosi discorsi: “Se gli angeli fossero stati i vostri sacerdoti, cari fratelli, non avrebbero potuto partecipare alle vostre sofferenze, né compatirvi, né aver compassione per voi, né provare tenerezza nei vostri confronti e trovare motivi per giustificarvi, come possiamo noi; non avrebbero potuto essere modelli e guide per voi, ed avervi condotto dal vostro uomo vecchio a vita nuova, come lo possono quanti vengono dal vostro stesso ambiente (“Men, not Angels: the Priests of the Gospel”, Discourses to mixed congregations, 3). Egli visse quella visione profondamente umana del ministero sacerdotale nella devota cura per la gente di Birmingham durante gli anni spesi nell’Oratorio da lui fondato, visitando i malati ed i poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione. Non meraviglia che alla sua morte molte migliaia di persone si posero in fila per le strade del luogo mentre il suo corpo veniva portato alla sepoltura a mezzo miglio da qui. Cento vent’anni dopo, grandi folle si sono nuovamente qui riunite per rallegrarsi del solenne riconoscimento della Chiesa per l’eccezionale santità di questo amatissimo padre di anime. Quale modo migliore per esprimere la gioia di questo momento se non quella di rivolgerci al nostro Padre celeste in cordiale ringraziamento, pregando con le parole poste dal Beato John Henry Newman sulle labbra dei cori degli angeli in cielo:
Lode a Colui che è Santissimo nell’alto dei cieli
E lode sia nelle profondità;
Bellissimo in tutte le sue parole,
ma ben di più in tutte le sue vie!
(The dream of Gerontius).

LETTERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
AGLI ECC.MI ARCIVESCOVI E VESCOVI D'UNGHERIA,
IN SEGNO DI PROTESTA CONTRO L'ARRESTO
DELL'ARCIVESCOVO DI STRIGONIA

Agli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi d’Ungheria.
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
La notizia che il diletto Figlio Nostro Cardinale Giuseppe Mindszenty, Arcivescovo di Strigonia, con temerario ardire è stato tratto in arresto e allontanato dalla sua Sede, Ci ha procurato profondo dolore, poiché vediamo in questo Presule, tanto benemerito, gravemente offeso sia il sacro rispetto dovuto alla religione, sia la stessa dignità umana.
Pertanto la coscienza e il dovere C’impongono di esprimere pubblicamente il Nostro rammarico e la Nostra indignazione per quanto è stato perpetrato contro i diritti della Chiesa; ciò che è accaduto non solo contro di voi, ma contro i cattolici d’Ungheria e di tutto il mondo, con somma tristezza deploriamo solennemente come ingiuria inferta a tutta la Chiesa.
Ben conosciamo i meriti di questo ottimo Pastore; conosciamo la tenacia e l’illibatezza della sua fede; conosciamo la sua fortezza apostolica nel tutelare l’integrità della dottrina cristiana e nel rivendicare i sacri diritti della religione. Che se con petto impavido e forte sentì il dovere di opporsi quando vide che la libertà della Chiesa veniva sempre più limitata e in molte maniere coartata, e soprattutto quando vide impedito con grave detrimento dei fedeli il magistero e ministero ecclesiastico — il quale deve esercitarsi non solo nelle chiese, ma anche all’aperto nelle pubbliche manifestazioni di fede, nelle scuole inferiori e superiori, con la stampa, con pii pellegrinaggi ai santuari e con le associazioni cattoliche — questo certamente non è per lui un motivo di accusa o di disonore, ma piuttosto di alto elogio, giacché devesi ascrivere al suo ufficio di vigilante pastore.
Desideriamo, quindi, Venerabili Fratelli, prender viva parte con animo paterno al vostro dolore e al vostro cordoglio; e desideriamo pure rivolgervi nel nome del Signore la Nostra esortazione perché, come sempre siete soliti fare, così in modo particolarissimo in questo grave frangente vogliate continuare a svolgere il vostro pastorale ministero con assidua solerzia e con unità di mente, di cuore e di opera, sempre memori che per la libertà della Chiesa e per i suoi sacrosanti diritti si debbono sopportare non solo fatiche e dolori, ma anche la privazione della vita, qualora sia ciò necessario. Abbiamo piena fiducia che voi risponderete a questo Nostro appello paterno con spontanea e volenterosa operosità; e che tutta l’Ungheria cattolica, a Noi tanto cara, la cui storia rifulge di gloria negli annali della Chiesa, saprà esser pari a se stessa nelle travagliate e difficili contingenze dell’ora presente, e saprà, altresì, dare agli altri popoli splendidi esempi di cristiana fortezza.
Conosciamo bene quale pericolosa tempesta si è abbattuta su voi e sul gregge alle vostre cure affidato; ma in pari modo Ci è noto il vostro zelo apostolico, in pari modo è certa e sperimentata la vostra prudenza pastorale e la salda unità d’intenti, di consigli e di opere; e così pure è nota e sperimentata l’indomita vostra fermezza, che, poggiandosi unicamente sull’aiuto di Dio, tutto può vincere, tutto può superare. Unendo dunque le vostre direttive e fondendo insieme le vostre forze, andate avanti, Venerabili Fratelli, armati di quella fortezza, che viene dal Cielo e che si alimenta con la divina grazia. Non lasciatevi sviare da quelle fallaci apparenze di verità, con cui si suole per mezzo d’inganni e di allettamenti adescare gli animi. I vostri antenati che già nei tempi passati dovettero resistere ad ogni genere di errori e superare le più aspre difficoltà, v’insegnano luminosamente che la religione cristiana può essere calunniata e combattuta, ma non può esser vinta!
Camminate fiduciosi dietro i loro esempi; tutto ciò che la dottrina cristiana richiede nei riguardi della fede e dell’azione, sia per voi campo fruttuoso d’apostolato, di quell’apostolato che non risparmia fatiche e che non è scosso o turbato da alcun timore. Voi troverete un conforto, di cui non è possibile trovarne uno maggiore: il conforto cioè di lavorare e combattere per il Regno pacificatore e salutare di Cristo, Regno che non è di questo mondo [1], perché ha il compito di riformare i costumi, e d’indirizzare tutti, attraverso questo terreno esilio, verso la patria celeste e la felicità eterna.
In modo particolare desideriamo, Venerabili Fratelli, che, sollevando le vostre preghiere, anche per coloro che vi perseguitano, al Divino Redentore ed alla sua Santissima Madre, Patrona dell’Ungheria, unitamente ed insistentemente imploriate luce celeste alle menti ottenebrate dall’errore, concordia e cooperazione per coloro che sono disgregati dall’odio e dai rancori, affinché sorgano finalmente, con l’aiuto della divina grazia, tempi migliori e più tranquilli per la vostra diletta patria.
Avvalori ed attui questi Nostri auguri e voti la Benedizione Apostolica, che Noi con grandissimo affetto impartiamo a Voi, Venerabili Fratelli, ai greggi a voi affidati ed in modo particolare a coloro « che per la giustizia soffrono persecuzione » [2].
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 2 gennaio 1949, festa del Nome Ss.mo di Gesù, anno decimo del Nostro Pontificato.

PIUS PP. XII

[1] Cf. Ioann., XVIII, 36.
[2Matth., V, 10.